Ieri al Senato e oggi alla Camera, Fitto fa il punto sulle principali questioni relative al Pnrr, dai 120 miliardi a debito allo spostamento dei progetti in essere fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza passando per il tema dei fondi alla sanità. E sulla riforma della Politica di Coesione il ministro fa sapere che i lavori sono in corso e il provvedimento legislativo arriverà entro fine marzo.
Cosa dice la quarta relazione della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del PNRR?
È lunga la lista di temi affrontati dal ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto nel corso delle comunicazioni al Senato (il 13 marzo) e alla Camera (il 14 marzo) sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Comunicazioni accompagnate dalla pubblicazione del dossier sul monitoraggio dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, che fa il punto su quanto fatto al 31 dicembre 2023.
Fitto parte proprio dal fare il punto sull’andamento del Piano: entro il 31 dicembre dello scorso anno il Governo “ha incassato 35 miliardi che, insieme alle risorse precedentemente ricevute, hanno portato il nostro Paese ad avere un importo di risorse incassate pari a 102 miliardi di euro”. Già la quarta relazione sull’attuazione del PNRR, diffusa in conferenza stampa il 22 febbraio, certificava che l’Italia aveva incassato 101,93 miliardi e ne aveva spesi 45,6. Si tratta di dati riferiti al PNRR pre-revisione su cui incide il peso, non da poco, dei crediti d’imposta relativi a Transizione 4.0 e Superbonus, previsti nei primi anni di vita del PNRR. Se si escludono questi due strumenti, la spesa effettiva scende a 31,7 miliardi, circa il 30% dei fondi incassati da Bruxelles.
Il tema della spesa delle risorse del Pnrr sicuramente "rappresenta una difficoltà, soprattutto nella fase di attuazione, ma stiamo lavorando e nei prossimi mesi si avranno risultati", ha detto il ministro alla Camera ricordando che nel 2021-22 sono stati spesi 24 miliardi e nel 2023 21 miliardi di fondi PNRR. Tra le cause del ritardo nella spesa Fitto indica il sistema Regis che monitora l'avanzamento del piano e "va implementato". Inoltre, ha aggiunto il ministro responsabile del Pnrr alla Camera, "molti interventi come medie opere o infrastrutture hanno avuto una fase della progettazione e gara, ora è la fase di avvio dei cantieri, quindi è immaginabile che quel dato della spesa crescerà nei prossimi mesi".
Tornando alle comunicazioni rese da Fitto in Parlamento, il ministro responsabile del PNRR fa il punto innanzitutto sui progetti definanziati. “Il Governo ha fatto un'analisi dettagliata nel confronto con la Commissione europea, dalla quale sono emersi alcuni elementi. Il primo è relativo ai cosiddetti progetti in essere, quasi 68 miliardi di euro di progetti che erano precedenti al Piano e che, quindi, non avevano nessuno dei requisiti che avrebbero consentito di rendicontarli all'interno del PNRR”, spiega Fitto in Senato. Si tratta di progetti, prosegue, “che, non essendo adeguati ai nuovi scenari, avrebbero certamente bucato la data di giugno 2026”, la scadenza entro cui completare gli interventi previsti dal PNRR.
La scelta compiuta dal Governo, sottolinea Fitto, è stata quella di “individuare una serie di progetti e spostarli fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, prendendo l'impegno di finanziarli comunque con altre risorse”.
Compito del decreto PNRR quater, il decreto-legge n. 19 del 2024, in discussione alla Camera, con cui “abbiamo previsto la copertura finanziaria di tutti gli interventi che sono stati definanziati”.
La fuoriuscita di alcuni progetti dal PNRR e la loro coprtura su altre voci è proprio ciò che preoccupa gli enti locali, come sottolineato il 14 marzo dal presidente dell’ANCI, Antonio Decaro, parlando in audizione davanti alle commissione Bilancio della Camera. Le preoccupazioni dei Comuni, in particolare, riguardano alcune coperture finanziarie contenute nel decreto PNRR 4 “che vanno ad azzerare risorse assegnate ai Comuni nel triennio 2027-2029”.
Se da un lato i Comuni hanno ottenuto, tramite il decreto 19/2024, una garanzia del rifinanziamento integrale dei 10 miliardi di interventi locali usciti dal PNRR, dall’altro si sono visti tagliare quasi 2 miliardi di euro dedicati agli investimenti ordinari per gli anni dal 2027 in poi, una decisione legata alla necessità di garantire le nuove coperture.
Fitto approfitta del confronto con i parlamentari anche per tentare di chiarire un altro punto che in queste ore sta facendo polemica, quello relativo ai fondi alla sanità.
La questione è legata alla rimodulazione del Piano nazionale complementare prevista dal decreto Pnrr-quater: secondo le Regioni, nel “complesso vengono rimodulate risorse per gli investimenti in sanità per oltre 1,8 miliardi di euro”. Come ricostruito dal Sole 24 Ore, il capitolo sanitario del PNC prevede sì un taglio dei fondi per gli investimenti “Ospedali sicuri e sostenibili” e “Ecosistema innovativo della salute” ma nello stesso decreto PNRR quater sarebbe previsto uno spostamento di queste risorse sul fondo ordinario per l’edilizia sanitaria, di cui gli amministratori locali contestano però la capienza.
La replica di Fitto sul tema non si è fatta attendere: “Per la sanità erano previsti oltre 15 miliardi di euro all'interno del Piano prima della rimodulazione; la stessa cifra è rimasta dopo la revisione, quindi non c'è stato un cambio”.
Un altro tema affrontato da Fitto in Parlamento riguarda la quota a debito che l’Italia si è assunta: “solo l'Italia, insieme alla Grecia e alla Romania, ha deciso di prendere interamente la quota a debito, sono oltre 120 miliardi. Questo è un elemento di riflessione che ci responsabilizza ancora di più nel migliorare la qualità della spesa e nell'affrontare il tema del rientro del debito”.
Infine lato riforme, tra quelle citate dal ministro figura l’attesa riforma della Politica di Coesione, “sulla quale stiamo lavorando in questi giorni”, fa sapere il ministro. “La nuova milestone - spiega Fitto - prevede l'obiettivo dell'approvazione di un provvedimento legislativo entro fine marzo, quindi stiamo lavorando su questo in un gruppo di lavoro con le Regioni”.