Conte chiude gli Stati generali, come sara' l'Italia post-coronavirus

|Novità|22 giugno 2020

Stati generali economia - photo credit Presidenza Consiglio dei Ministri L'Italia post-Covid dovrà essere inclusiva, moderna, sostenibile e verde. Lo ha ribadito il premier Giuseppe Conte chiudendo i lavori degli Stati generali dell'economia il 21 giugno a Roma, dopo 82 incontri con le parti sociali.

Fase 3: Piano Colao, 102 proposte per far ripartire l'economia

Iniziati sabato 13 giugno, gli Stati generali hanno visto sfilare rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee insieme alle parti sociali per un confronto sulle misure da mettere in atto per far ripartire l'Italia dopo il lockdown.

Ecco una panoramica sulle principali proposte - e sulle critiche - presentate sui tavoli di lavoro a Villa Pamphilj.

Le conclusioni di Conte

Il Recovery plan italiano dovrà puntare prima di tutto sull'inclusività, ha sottolineato Conte nel suo discorso di chiusura degli Stati generali, ricordando gli elementi sostanziali del piano di rilancio del paese: Impresa 4.0 plus, alta velocità, pagamenti elettronici, fibra ottica, transizione energetica, taglio del cuneo fiscale e incentivi alle imprese.

Parlando del taglio dell'IVA il premier ha sottolineato che si tratta di una misura costosa e il governo non ha deciso nulla in merito.

Per incentivare la crescita professionale delle donne, invece, Conte ha accolto "il progetto di un voucher per pagare 500 donne all’anno che aspirano a diventare manager", mentre sul fronte della formazione ha dichiarato che bisogna "investire tantissimo nell’università, nella ricerca e nella scuola e in un progetto nazionale per la formazione continua dei lavoratori ma anche dei professionisti".

Passando al Recovery fund il premier ha spiegato che "sarà diretto a investimenti e riforme e riteniamo che quello sia il nostro obiettivo", ricordando che nella settimana successiva agli Stati generali saranno convocati i ministri e i partiti per "rivedere subito questo piano di rilancio, dopodiché dobbiamo cominciare a stendere i progetti".

Patuanelli, investire su banda larga e Industria 4.0

Nella giornata di giovedì Patuanelli ha puntato i riflettori su due tematiche centrali per la ripresa dell'economia italiana: il piano per la banda larga - che deve essere attuato subito - e Industria 4.0.

Riprendendo le proposte del premier Conte per una nuova versione del piano Impresa 4.0, che si chiamerà Impresa 4.0 plus, il ministro per lo Sviluppo economico ha sottolineato la necessità di investire nelle "tecnologie di frontiera: intelligenza artificiale, blockchain, cloud computing. Abbiamo bisogno di investimenti e vogliamo accompagnare le imprese per una produzione sostenibiil".

Patuanelli ha anche ribadito l'impegno del Governo per rafforzare il sistema delle startup e la capacità di innovare delle imprese più piccole.

Cosa fare per sostenere agricoltura e turismo

Giovedì il governo si è interfacciato anche con i rappresentanti del settore agroalimentare e del turismo.

“La ripresa economica richiede un immediato intervento per stimolare la domanda. Ho proposto al governo una riduzione delle aliquote IVA sui prodotti agricoli e del cuneo fiscale sul lavoro allo scopo di rilanciare i consumi”, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

“Per tornare a crescere, rilanciare la produttività che ristagna da oltre un decennio, occorre migliorare le infrastrutture, diffondere la digitalizzazione e le innovazioni tecnologiche, valorizzare la ricerca e la formazione come fattori chiave per lo sviluppo”, ha proseguito Giansanti, soffermandosi sulla necessità di semplificare la burocrazia nel nostro paese.

Anche la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli, ha ribadito l'urgenza di snellire e velocizzare procedure burocratiche e fiscali, chiedendo al governo di sostenere il settore turistico con "misure a costo zero, come quella relativa al prolungamento delle concessioni demaniali, che potrebbero essere di grande aiuto e sostegno".

"Tra le altre nostre priorità ci sono: infrastrutture, digitalizzazione, formazione e sostenibilità", ha proseguito la Lalli, ricordando che "per un Paese dalla topografia unica come l’Italia, l’intermodalità deve diventare il faro guida nella progettazione della mobilità turistica del futuro. Connettere treni, aeroporti, porti e rete stradale con nuovi strumenti intelligenti è oggi possibile e consentirebbe di rendere davvero fruibile tutto il nostro territorio".

Le critiche di Confindustria

Mercoledì pomeriggio il confronto-scontro, già annunciato, tra Confindustria e Governo è entrato nel vivo. Il numero uno di Confindustria ha denunciato prima di tutto i ritardi nelle procedure a sostegno della liquidità delle imprese, ricordando che finora la cassa integrazione "è stata anticipata in vasta misura dalle imprese e così sarà per ulteriori quattro settimane".

Altro tasto dolente è il fisco. "Non possiamo operare restando in attesa per oltre 60 mesi in media della regolazione da parte dello Stato dei crediti IVA alle imprese, quando nei paesi concorrenti europei avviene in meno di 6 mesi", ha sottolineato Bonomi.

Sul fronte accise energia, Confindustria chiede l'immediato rispetto della sentenza della magistratura che impone la restituzione di 3,4 miliardi di euro, impropriamente pagati dalle imprese e trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che ne impone la restituzione.

Le proposte dell'ANCE

Anche l'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) ha preso parte agli Stati generali nella giornata di mercoledì. Per far ripartire il paese il presidente dell'ANCE Gabriele Buia propone quattro direttrici: efficienza della PA, investimenti e lavoro, fisco come leva di sviluppo e città innovative e vivibili.

Poche e chiare azioni che richiedono però un grande atto di coraggio. Togliere la burocrazia significa tagliare con l’accetta i centri decisionali e posti di potere, vuol dire riformare abuso d’ufficio e danno erariale che alimentano la paura della firma. 

Dire basta ai 16 anni per realizzare un’opera pubblica strategica e ai 4/5 anni per le più semplici opere di manutenzione (a partire dalle scuole), avviando subito il Piano Marshall elaborato dall’ANCE che consente a comuni e province di spendere tutte le risorse ferme nei cassetti dell’amministrazione pubblica. 

Usare il fisco come leva per il cambiamento e non come clava, come nel caso della proroga dello split Payment: un furto legalizzato di liquidità che rappresenta la mazzata finale per le imprese. E poi innovare e trasformare davvero le città, queste sconosciute: titoli da convegno e nessun accenno nei programmi di rilancio. Eppure è lì che si giocano le vere sfide del futuro.

“Non possiamo più accettare vecchi programmi e risorse col contagocce: usiamo i soldi del Recovery fund. C’è in gioco il futuro dei nostri figli: noi saremo accanto a chi avrà il coraggio di fare le scelte che servono veramente al Paese”, ha concluso Buia.

Le proposte di ABI ed ANIA

Nella giornata di martedì l'Associazione bancaria italiana (ABI) e l'Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (ANIA) hanno presentato le proprie proposte per il rilancio del paese. 

La presidente di ANIA, Maria Bianca Farina, ha proposto l’istituzione di un Fondo Sovrano italiano in grado di raccogliere capitale privato nazionale da affiancare alle risorse pubbliche per il finanziamento di investimenti in infrastrutture o nel capitale di imprese strategiche. La presidente Farina ha inoltre annunciato la recente costituzione in ANIA di un “Comitato di eminenti esperti con l’obiettivo di individuare possibilità e modalità, sempre in un’ottica di partnership pubblico-privato, di coprire anche con strumenti assicurativi alcuni effetti che eventuali future pandemie potrebbero produrre, in termini di danni o di nuovi servizi necessari, a persone, famiglie e imprese. L’esito di questo lavoro sarà presentato al Governo perché valuti la validità del modello proposto per il nostro paese per poi eventualmente presentarlo in Europa, dove questo tema è di grande attualità e prioritario nell’agenda dei policymaker e degli assicuratori europei".

Il direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, ha suggerito alcune misure di sostegno alle PMI, allo scopo di ampliare le iniziative già avviate con alcuni decreti. Nel dettaglio, l'ABI evidenzia la necessità di incrementare la competitività delle imprese, sia sostenendole nei percorsi di digitalizzazione e sostenibilità ambientale, sia agevolandole con riforme strutturali dell’apparato pubblico per avere PA più efficienti e veloci, una tassazione più chiara e semplice, processi civili più rapidi e un sistema infrastrutturale più moderno.

In ambito bancario, Sabatini ha chiesto un rafforzamento delle risorse in dotazione al Fondo centrale di Garanzia per le PMI e l’ampliamento dei fondi per le garanzie di Cdp alle banche su portafogli di finanziamenti in favore di imprese.

Le richieste di Confcommercio e Unioncamere

“Queste giornate di confronto sulle scelte, sulle regole, sulle politiche per far crescere di più e meglio il Paese, si devono tradurre rapidamente in risultati concreti perché le imprese vivono purtroppo ancora in emergenza", ha dichiarato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, durante il suo intevento nella giornata di martedì.

“Servono risposte urgenti soprattutto su crisi di liquidità, estensione delle moratorie fiscali, eccesso di burocrazia, riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro. Il tempo sta per scadere e c’è il rischio di una ‘tempesta perfetta’ che, tra aumento dei costi e crollo dei consumi, potrebbe far chiudere 270mila imprese con la perdita di oltre un milione di posti lavoro”, ha aggiunto Sangalli.

Secondo Andrea Prete, vice-presidente di Unioncamere, "la crisi che stiamo vivendo è un’occasione storica per ripensare il ruolo dell’Italia. Per riattivare e mettere insieme le energie di tutti. Tutti devono essere parte di questo processo di ricostruzione”. Dal periodo di lockdown alla ripartenza Unioncamere ha investito "quasi 300 milioni di euro per mettere in atto azioni tempestive, tagliate a misura di impresa su cinque ambiti di intervento: credito, digitale, export, turismo, informazione sui provvedimenti, oltre all’affiancamento alle Prefetture di tutta Italia per individuare le attività che potevano restare aperte. Duecento milioni di euro è la cifra che abbiamo destinato soltanto al credito per venire incontro al grave deficit di liquidità delle imprese”.

Il Piano Colao per la fase 3 e gli investimenti al Sud

Nella giornata di lunedì, Vittorio Colao - a capo della task force per la ripresa - ha presentato il suo piano per la fase 3, che raccoglie 102 proposte in diversi settori strategici, dalle infrastrutture al turismo.

"Sicuramente l’impresa e il lavoro sono l’urgenza su cui intervenire per rilanciare l’economia", ha dichiarato Colao in un'intervista al Sole 24 Ore dopo il suo intervento a Villa Pamphilj. Per far ripartire l'economia italiana “sarà importante avere una pubblica amministrazione più veloce e più digitalizzata, sbloccare gli investimenti fermi, attivare quelli finanziabili con fondi europei, far ripartire il turismo, cominciare a investire sulle competenze che serviranno a generare innovazione in Italia”.

Lunedì è intervenuto agli Stati generali anche il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ricordando i punti cardine del Piano Sud 2030

"Il Sud non è solo un capitolo del nostro Recovery plan, ma il luogo in cui affrontare con maggiore determinazione alcuni nodi irrisolti dello sviluppo nazionale e sperimentare le nuove vie che si aprono in Europa. Per questo vogliamo accompagnare l’attuazione del Piano con alcune misure che possono accelerarne l’impatto sul fronte produttivo e occupazionale: una fiscalità di vantaggio per tutto il Mezzogiorno e un forte incentivo all'occupazione femminile al Sud", ha dichiarato il ministro.

Per approfondire: Cosa prevede il Piano Colao

I pilastri del Recovery Plan italiano

Dando seguito alle prime anticipazioni delle scorse settimane sul Recovery Plan italiano, il premier ha illustrato nelle prime giornate di lavoro degli Stati generali le tre linee strategiche in cui si articolerà il piano:

  • modernizzazione del Paese;
  • transizione ecologica;
  • inclusione sociale, territoriale e di genere.

Il primo pilastro si concentrerà sulle tecnologie digitali fondamentali per incrementare la produttività e l’innovazione, ma anche per semplificare le procedure burocratiche a carico di imprese e cittadini. Per quanto riguarda la transizione ecologica, invece, "dovremo in particolar modo ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli ambiziosi obiettivi del Green deal europeo, e poi dobbiamo migliorare l’efficienza energetica dell’economia e la qualità dell’aria nei centri urbani, dobbiamo ripulire le acque interne e marine".

Infine, per favorire l'inclusione all'interno del paese occorre "ridurre le disuguaglianze, le povertà, migliorare l'istruzione, contrastare la dispersione, per esempio, educativa, diffondere la conoscenza degli strumenti digitali, ottenere una qualità migliore della vita nei centri urbani, nelle periferie, ridurre il gap infrastrutturale fra Nord e Sud, incrementare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, puntando a pari opportunità a livello sociale e di genere".

Il rilancio dell’economia italiana deve poi collegarsi allo sforzo collettivo europeo, ha proseguito Conte, ricordando che "le risorse e l’allocazione del Recovery Fund, ora ribattezzato Next Generation EU, a favore del quale l’Italia ha combattuto con forza, con determinazione, giocheranno un ruolo fondamentale per la ripartenza dell’economia europea e per la difesa in particolare di quelle catene del valore, che costituiscono direi la trama, l’ossatura del mercato unico".

> Recovery Fund: Von der Leyen annuncia il Next Generation EU da 750 miliardi

Il piano di Conte piace all'UE

Le linee generali del Recovery Plan italiano illustrate dal premier hanno accolto il favore delle istituzioni europee, come dimostrano le parole della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, del presidente dell'Europarlamento David Sassoli, del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e del commissario europeo per l'economia Paolo Gentiloni.

"Next Generation EU è un'opportunità per l'Italia e per l'Europa di decidere come dovrebbe essere il nostro futuro", ha dichiarato la von der Leyen, concetto ribadito da Sassoli, che, nel corso del suo intervento, si è soffermato sui giovani: "Basta scuole di serie A e di serie B in Europa. Le difficoltà per numerosi studenti europei di accedere all’insegnamento a distanza per mancanza degli strumenti tecnologici è la cartina di tornasole di pesanti arretratezze. Accedere alla tecnologia dev’essere considerato un diritto. Sì, un nuovo diritto umano e sociale, perché nessuno resti indietro o venga discriminato".

Michel, invece, si è soffermato sulle priorità che la crisi Covid-19 sta facendo emergere: "Dobbiamo rendere le nostre economie, i nostri sistemi sanitari e anche la capacità d'azione dei nostri Stati più resistenti agli shock. In particolare questo significa, per l'Europa, conseguire una maggiore autonomia strategica, soprattutto a livello industriale; ma vuol dire anche rafforzare la nostra influenza nel mondo, sia per difendere il multilateralismo fondato su regole, che è garanzia di cooperazione e di pace, sia per preservare gli interessi dei cittadini e delle imprese europei".

Gentiloni, infine, ha ribadito che il piano per il rilancio dell'Italia - che il Governo presenterà dopo l'estate alla Commissione UE - dovrà essere particolarmente orientato alle due grandi sfide: il Green Deal e la transizione digitale. "Guai a pensare che il Green Deal sia un lusso che dopo la pandemia non possiamo più permetterci. E' vero esattamente il contrario. Oggi dobbiamo accelerare sulla sostenibilità nel modo di muoversi, di fare turismo, di lavorare, di mangiare".

Photo credit: Presidenza del Consiglio dei Ministri