Entro il 2030 l’Asia dovrà investire 26 trilioni di dollari per mantenere l’attuale ritmo di crescita e arrivare a sradicare la povertà. Per evitare però che i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali ne inficino gli output, è necessario che gli investimenti riguardino infrastrutture resilienti, progettate e costruite secondo una nuova analisi costi-benefici.
Cosa prevede la strategia UE di adattamento ai cambiamenti climatici?
A dirlo è la Banca asiatica di sviluppo (ADB) che, in un recente studio, sollecita i governi dell'Asia e del Pacifico a iniziare a considerare i vantaggi diretti e indiretti delle infrastrutture resilienti, includendo nelle valutazioni sia le perdite evitate grazie ad infrastrutture capaci di rispondere bene alle catastrofi, sia i vantaggi economici e di sviluppo conseguiti grazie al fatto che la calamità non ha colpito così duramente.
Quanto costano i cambiamenti climatici all’Asia?
“Siccità, tempeste, ondate di caldo, inondazioni e altre catastrofi stanno diventando sempre più complessi e difficili da gestire. Se lasciati incontrollati, eroderanno i progressi nello sviluppo realizzati negli ultimi decenni e creeranno un futuro sempre più incerto e profondamente diseguale", scrive ADB.
Tra il 2004 e il 2020, infatti, i paesi in via di sviluppo in Asia hanno subito perdite per oltre 500 miliardi di dollari a causa di disastri che hanno colpito 2,1 miliardi di persone.
Purtroppo, come certifica l'Organizzazione meteorologica mondiale, si tratta di un trend in crescita: nel 2021, infatti, il numero di disastri meteorologici è aumentato di cinque volte negli ultimi 50 anni (1970-2019), a causa dei cambiamenti climatici e di condizioni meteorologiche più estreme (oltre che chiaramente anche a seguito di un migliore livello di analisi).
Gli investimenti in infrastrutture non bastano, se non sono resilienti
Davanti a questi dati incontrovertibili, la cifra di 26 trilioni di dollari che dal 2016 al 2030 dovranno essere investiti in infrastrutture, va letta con occhi nuovi.