
Non si tratta più del DEF, ma di un documento di aggiornamento dei conti di finanza pubblica che manca dei contenuti programmatici tipici del Documento di economia e finanza, ha spiegato in conferenza stampa al termine del CdM il ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.
Le previsioni del DFP 2025
Approvato a sei mesi dall’invio alle Camere del Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSBMT) 2025-2029, il nuovo Documento di finanza pubblica (DFP) adempie agli obblighi previsti dalla nuova governance macroeconomica dell'Unione, che prevede la rendicontazione dei progressi compiuti attraverso l’invio alla Commissione europea di una relazione annuale, l'Annual Progress Report. Un documento adottato in una situazione globale molto complessa che ha riflessi sull'economia nazionale e rende difficili, “persino aleatorie”, le previsioni, non solo di lungo termine, ma anche a breve termine, ha detto Giorgetti.
Dentro questo quadro di incertezza, il Governo ha deciso di adottare stime di crescita dimezzate rispetto alle precedenti previsioni, che stimavano per l'anno in corso una crescita dell'1,2%: la crescita del PIL reale è indicata per il 2025 allo 0,6%, per poi salire leggermente allo 0,8% nel 2026 e nel 2027.
Quanto al deficit, sebbene i dati di consuntivo per il 2024 mostrino un deficit in miglioramento oltre le previsioni del PSBMT e del DEF (al 3,4% del PIL, anziché al 3,8% previsto, rispettivamente, nel Piano e al 4,3% del Documento di economia e finanza), le previsioni del nuovo Documento sono caute, confermando il profilo di deficit previsto dal Piano struttuale di bilancio, cioé al 3,3% del PIL nel 2025 e in discesa al 2,8% nel 2026, in linea con l’obiettivo di uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo. La dinamica andrebbe a consolidarsi con un’ulteriore riduzione nel 2027 (2,6%) e nel 2028 (2,3%).
Infine, quanto al rapporto debito/PIL, nel periodo oggetto del DFP, si prevede un andamento leggermente più basso di quello indicato nel Piano, con differenze che tendono ad azzerarsi nel corso del periodo stesso. La previsione è del 136,6% nel 2025, del 137,6% nel 2026 e del 137,4% nel 2027, “quando finalmente l'effetto di cassa dei crediti Superbonus tenderà a sgonfiarsi e a liberare il debito di questo fattore”, ha sottolineato Giorgetti.
Il Documento non tiene conto dell'imminente riprogrammazione del PNRR, prevista entro fine di maggio, per cui profilo temporale e ammontare della spesa risultano distribuiti come originariamente previsto, ha chiarito il ministro, confermando che "il riorientamento di questo tipo di spesa e la destinazione saranno anche eventualmente in funzione degli impatti della vicenda dazi".
Quanto alla spesa per la difesa, per ora il Governo mantiene l'andamento originario. "Riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione, che saranno discussi in sede Nato, di essere sostanzialmente in linea con la richiesta del 2% del PIL", ha detto Giorgetti. "L'aumentare dell'incidenza sul PIL della spesa in difesa implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare e che saranno fatte nei tempi prescritti", ha aggiunto.
D'altra parte, il pressing della Commissione affinché gli Stati membri adottino entro fine aprile la clausola di salvaguardia nazionale rispetto agli indicatori del Patto per aumentare la spesa in difesa non può essere ignorato. In sede di risoluzione sul Documento di finanza pubblica, ha concluso quindi il ministro, "il Parlamento dovrà esprimersi sullo scostamento di bilancio", secondo la procedura costituzionalmente rafforzata di votazione nelle due Camere.
Novità: il testo del DFP 2025
Con una nota dell'11 aprile, il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha fatto sapere che il DFP è stato trasmesso alle Camere e alla Presidenza della Repubblica e ha pubblicato le due sezioni del documento.
SEZIONE I – Relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024