Oltre all’assistenza umanitaria e alla sanzioni contro la Russia, Bruxelles sta intervenendo a supporto dell’Ucraina anche tramite lo European Peace Facility, un Fondo fuori bilancio varato un anno fa, che finora ha stanziato 500 milioni di euro di aiuti militari a Kiev.
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A fare il punto sul funzionamento dello Strumento europeo per la pace e sul suo ruolo nel conflitto ucraino è un recente dossier del Senato.
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Che cos’è lo European Peace Facility 2021-2027?
Istituito il 22 marzo 2021, lo European Peace Facility (EPF) è un nuovo strumento "fuori bilancio" con una dotazione pari a 5,692 miliardi di euro (a prezzi correnti) per il periodo 2021-2027, finanziato dai contributi annuali degli Stati membri dell'UE (eccetto la Danimarca) per rafforzare la proiezione estera dell’Unione europea.
Insieme allo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), infatti, il Fondo EPF fa parte del nuovo approccio globale dell'UE, finanziando però quelle azioni esterne che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa (e che pertanto non possono pesare sul bilancio comune). Da una parte infatti EPF finanzia i costi comuni delle operazioni e missioni militari dell’UE. Dall’altra finanzia misure di assistenza volte a:
- Sostenere le capacità di organizzazioni internazionali o Stati terzi nel settore militare e della difesa, anche in relazione a situazioni di crisi;
- Contribuire ad operazioni di sostegno alla pace condotte da organizzazioni internazionali o da Stati terzi.
Il ruolo dello Strumento europeo per la pace in Ucraina
Vista la sua finalità, allo scoppio della guerra in Ucraina, Bruxelles ha deciso di attivare l’EPF per inviare aiuti militari alle forze armate ucraine.
Lo scorso 28 febbraio, quindi, con due distinte Decisioni (la n. 2022/338 e la n. 2022/339) l’UE ha stanziato 500 milioni di euro di aiuti militari al Paese sotto attacco dalla Russia. Nel primo caso (la Decisione n. 2022/338), si tratta di materiale e piattaforme militari concepiti per l'uso letale della forza, per i quali vengono stanziati 450 milioni di euro. Nel secondo caso (la Decisione n. 2022-339) parliamo invece di attrezzature e forniture non concepite per l'uso letale della forza come: dispositivi di protezione individuale, kit di pronto soccorso e carburante.
I testi delle due decisioni prevedono che il tipo e la quantità dei materiali da trasferire (che dovrebbero includere anche cannoni, mortai, armi anti-carro, obici, sistemi anti-missile e anti-aereo) siano definiti tenendo in considerazione le priorità raccomandate dallo Stato maggiore UE, per rispondere alle esigenze delle forze armate ucraine.
Per quanto riguarda invece la messa in campo degli interventi, Bruxelles ha affidato l'attuazione delle misure direttamente ai ministeri della difesa (o articolazioni equivalenti) degli Stati membri.
Il funzionamento dello Strumento europeo per la pace 2021-2027
Dato il settore estremamente delicato trattato dall’EPF, la Decisione (PESC) 2021/509 del Consiglio del 22 marzo 2021 che ha istituito lo Strumento, prevede che la sua attivazione sia decisa all'unanimità dal Consiglio dell'Unione.
Inoltre, per le misure di assistenza che comprendono la fornitura di armi letali è stata prevista la formula della "astensione costruttiva" in base alla quale uno Stato può infatti astenersi su una determinata misura che preveda la fornitura di armi letali, senza opporsi però alla sua adozione e impegnandosi, anzi, a versare un contributo supplementare per le altre misure di assistenza. E’ quanto deciso ad esempio pochi giorni fa da Austria, Irlanda e Malta che hanno preferito non partecipare alla Decisione 2022-339, stabilendo però di contribuire in maniera supplementare alla spese derivanti dalla seconda decisione.
Perchè l’UE ha deciso di dotarsi dello European Peace Facility?
Sulla base di quanto sperimentato negli anni precedenti, con l’avvio della nuova programmazione 2021-27 Bruxelles ha deciso di migliorare la capacità dell'UE di prevenire e affrontare rapidamente le crisi e i conflitti nelle zone in cui le minacce alla sicurezza sono più urgenti e critiche, consentendo anche ai paesi partner e alle organizzazioni regionali e internazionali di fare altrettanto. Lo Strumento europeo per la pace mira inoltre a migliorare la capacità dell'UE di rafforzare l'abilità dei paesi terzi di prevenire e affrontare le crisi e di proteggere meglio le loro popolazioni.
Lo Strumento consente pertanto all'UE, per la prima volta, di integrare le attività delle sue missioni e operazioni di Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) nei paesi ospitanti con misure di assistenza che possono includere la fornitura di materiali, infrastrutture o assistenza nel settore militare e della difesa, su richiesta di paesi terzi, organizzazioni regionali o internazionali. Le misure di assistenza saranno inserite in una strategia politica chiara e coerente e saranno accompagnate da valutazioni dei rischi approfondite e da solide garanzie.
Come accennato, il varo dell’EPF prende le mosse da quanto sperimentato negli anni precedenti dall’UE sul fronte delle missioni umanitarie e non solo. Da un lato, lo European Peace Facility va a sostituire il Fondo per la pace in Africa, il principale strumento utilizzato fino allo scorso anno dall'Unione per contribuire al finanziamento delle operazioni dirette dall'Unione africana o da organizzazioni regionali africane, allargandone però il raggio d’azione a tutto il mondo. Dall’altro, invece, va a rimpiazzare il meccanismo Athena, precedentemente utilizzato per finanziare i costi comuni operativi delle singole missioni e operazioni militari PSDC dell'UE (come i costi connessi al quartier generale, al trasporto del personale, alla protezione delle forze, ecc.).