Resto al Sud, record di richieste e progetti approvati
In poco più di tre anni e mezzo, hanno raggiunto quota 10mila i progetti approvati nel quadro della misura Resto al Sud che agevola l’avvio o l’ampliamento di iniziative imprenditoriali nelle regioni meridionali. Secondo l’ultimo report diffuso da Invitalia, a settembre le pratiche ammesse sono state 440, il dato mensile più alto dall’avvio nel gennaio 2018.
Gli investimenti attivati in questi anni di operatività dell'incentivo Resto al Sud sono complessivamente pari a 690 milioni di euro, a fronte di 400 milioni di finanziamenti già erogati, per un impatto occupazionale che viene stimato in 37mila nuovi posti di lavoro.
Risultati così rilevanti sono dovuti anche ai tempi di risposta ai neoimprenditori, significativamente inferiori ai 60 giorni previsti dalla normativa di riferimento. Il record di progetti approvati a settembre, insieme al trend crescente di domande presentate nel 2021, conferma anche la vivacità imprenditoriale delle aree meno sviluppate del Paese, alimentata anche dalla volontà di essere parte attiva della ripresa economica post-Covid.
Si conferma, quindi, l’efficacia del mix agevolativo messo a disposizione delle imprese che vogliono avviare o rafforzare il proprio business: un contributo a fondo perduto e un prestito bancario a tasso zero, assistito dal Fondo di garanzia di Mediocredito Centrale.
Resto al Sud, cosa finanzia
Il regime di aiuto a sostegno dell'autoimprenditorialità Resto al Sud, inizialmente riservato ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni e residenti o disponibili a stabilirsi nelle Regioni del Mezzogiorno e alle neo imprese già costituite negli stessi territori da giovani imprenditori, è stato successivamente allargato ai soggetti di età inferiore ai 46 anni e ai liberi professionisti, sempre residenti o pronti a trasferirsi nelle Regioni target dell'iniziativa, e alle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria).
Con la manovra 2021 il target si è allargato ulteriormente, fino a un'età massima di 55 anni. Così l'agevolazione si è trasformata in una vera e propria misura anticrisi, accessibile anche ad una delle categorie più danneggiate dalla crisi del Covid-19 e ha aperto nuovi scenari di intervento per:
- le imprese rigenerate delle iniziative di workers buyout, cioè i progetti che vedono gli ex dipendenti di un'azienda associarsi per per creare una nuova impresa a partire da quella entrata in crisi,
- le imprese femminili avviate da donne che si riappropriano della dimensione lavorativa dopo averla messa da parte per esigenze familiari,
- le nuove attività imprenditoriali avviate da ex dirigenti in esubero ma ancora lontani dal maturare i requisiti per il pensionamento,
- alle realtà incentrate sullo scambio inter-generazionale, che si basano sulle competenze di chi conosce il mestiere e della spinta innovativa dei giovani che vogliono apprenderlo e svilupparlo.
Infine, il decreto Infrastrutture (dl n.121-2021) ha reso disponibili le agevolazioni per l'avvio di nuove imprese nel Mezzogiorno anche nei Comuni delle isole minori del Centro e Nord Italia.
La misura copre il 100% dei costi di avvio delle nuove iniziative imprenditoriali, in parte in forma di finanziamento bancario assistito dal Fondo di garanzia per le PMI e in parte mediante un contributo a fondo perduto, salito nell'ultima versione del regime di aiuto dal 35% al 50% della spesa ammessa.
A queste agevolazioni il decreto Rilancio ha aggiunto un ulteriore sostegno per i soggetti già beneficiari di Resto al Sud che hanno completato il programma di spesa oggetto del finanziamento. Si tratta di un contributo a fondo perduto a copertura del loro fabbisogno di circolante, pari a 15mila euro per le attività di lavoro autonomo e libero-professionali esercitate in forma individuale e a 10mila euro per ciascun socio.
In totale, il finanziamento erogato dalla misura può arrivare fino a 200mila euro, nel caso di società composte da quattro soci.