Dopo l’ok del WTO agli Stati Uniti per l'imposizione di 7,5 miliardi di nuovi dazi alle esportazioni europee, gli USA pubblicano la lista dei prodotti UE che saranno colpiti. Per il Made in Italy si salvano l’olio, il vino e la pasta, ma non i formaggi. Intanto Di Maio scrive alle imprese.
Il 2 ottobre scorso è andata in scena la nuova puntata dello scontro tra Unione Europea e Stati Uniti che da anni si accusano a vicenda di aver dato aiuti di stato illeciti ai due rispettivi colossi del cielo: l’europea Airbus e l'americana Boeing.
L’ultimo capitolo della saga che vede contrapposte le due sponde dell’Atlantico si è, infatti, realizzato due giorni fa con la decisione dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) che ha riconosciuto agli Stati Uniti la possibilità di alzare barriere tariffarie contro l’Europa per un valore di 7,5 miliardi di dollari (circa 6,8 miliardi di euro).
Si tratta di un via libera che rischia di colpire duramente anche il Made in Italy, nonostante il nostro Paese non faccia parte del consorzio europeo Airbus a cui partecipano solo Regno Unito, Germania, Francia e Spagna.
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Dazi: nell'elenco USA anche tanto Made in Italy
La disputa tra i due giganti del cielo rischia di avere pesanti ricadute anche sul Made in Italy. Nella lista del governo americano di prodotti UE da sottoporre potenzialmente a dazi molto più elevati, c’è infatti anche tanto export italiano.
Rispetto alla versione dell'elenco risalente all’estate, nella nuova black list pubblicata subito dopo la decisione del WTO alcuni prodotti di punta delle esportazioni del Made in Italy negli Stati Uniti sembrano salvarsi dalla scure americana che sta per abbattersi sull'export europeo.
A tirare un sospiro di sollievo sono anzitutto l’olio e il vino italiano, eliminati (per ora) dall’elenco americano. Saranno colpiti, infatti, soprattutto l’olio spagnolo e il vino francese a cui gli USA applicheranno il 25% di dazi ulteriori.
Salva anche la pasta, presente invece nell’elenco di luglio, e la moda. In quest’ultimo settore ad essere colpiti saranno soprattutto i prodotti inglesi.
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Restano nella black list, invece, numerosi prodotti italiani lattiero caseari come il pecorino romano, il parmigiano reggiano, il grana padano e il provolone. Dal prossimo 18 ottobre, giorno in cui entreranno in vigore le nuove barriere tariffarie, a tutti questi prodotti saranno applicati dazi maggiorati del 25%.
Nell’elenco americano rimangono, inoltre, anche i liquori e i cordiali italiani.
Nel presentare la nuova black list, l’Ufficio del rappresentante speciale al commercio (USTR) afferma che la maggior parte delle tariffe maggiorate si rivolgono ai prodotti dei quattro paesi europei membri del consorzio Airbus, responsabili dei sussidi illegali forniti all’azienda europea.
Si tratta, per ora, di un aumento di dazi pari al 10% in più per gli aeromobili e al 25% per i prodotti agricoli o di altro tipo. A specificarlo è sempre l’USTR che, nella sua, nota, sottolinea come resti comunque intatta la possibilità di innalzare le tariffe fino al 100% e/o di aggiornare la lista dei prodotti in qualsiasi momento.
Luigi Di Maio scrive alle imprese
Nella sua nuova veste di Ministro degli Esteri e fresco anche della nuova delega all’internazionalizzazione - competenza sottratta al Ministero dello Sviluppo economico qualche settimana fa - Luigi Di Maio ha voluto inviare un messaggio di rassicurazione alle imprese italiane sulla vicenda dei dazi americani.
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In una lettera aperta pubblicata sul sito degli Esteri, infatti, il Ministro ha scritto che la Farnesina segue “con la massima attenzione” il tema dazi, aggiungendo che nel corso del recente incontro con il segretario di Stato americano, Michael Pompeo, l’Italia ha affermato che proteggerà con tutte le sue forze le imprese italiane.
E proprio sulle relazioni con Washington, Di Maio afferma che “non abbiamo ragione di pensare che gli Stati Uniti vogliano colpire il Made in Italy. Abbiamo eccellenze in ogni settore, dall’agroalimentare, all'abbigliamento, alla meccanica ed innovazione tecnologica e sarebbe controproducente anche per gli USA colpire l’Italia, anche perché l’import dei prodotti italiani alimenta anche una parte significativa della loro economia”.
Per quanto riguarda la nuova black list americana, il Ministro ritiene che si tratti di un elenco che “ci colpisce, certo, ma – sembrerebbe - meno di altri Paesi, e crediamo che sia stato recepito il nostro messaggio che l’Italia non potesse essere danneggiata in maniera sproporzionata. Vari settori delle nostre esportazioni sono stati risparmiati o colpiti in maniera inferiore rispetto ad altri partner europei. Ma la nostra attenzione resta alta”.
Infine, sulle possibili ritorsioni minacciate da Bruxelles nel caso gli Stati Uniti procedessero con l’aumento dei dazi, la posizione italiana resta quella del dialogo. “Noi riteniamo - scrive infatti Di Maio - che né l’UE né gli Stati Uniti debbano portare avanti una guerra di dazi che indebolirebbe entrambi. Siamo convinti che la migliore soluzione sia sempre il dialogo - concludendo che - come Paese esportatore daremo il nostro contributo per favorirlo e per evitare restrizioni al commercio internazionale che colpirebbero le nostre imprese”.
Malmstroem: Europa è pronta a reagire
Dopo la pubblicazione della decisione del WTO, non si è fatta attendere la risposta dell’Europa, arrivata per bocca della commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem che, in una dichiarazione, ha affermato: "anche se gli Stati Uniti hanno avuto l'autorizzazione dal WTO, scegliere di applicare le contromisure adesso sarebbe miope e controproducente".
L’Europa, ha aggiunto la Malmstroem, resta pronta "a trovare una soluzione equa, ma se gli USA decidono di imporre le contromisure autorizzate dal WTO, l’UE non potrà che fare la stessa cosa".
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La disputa tra Boeing e Airbus
Lo scontro tra l'azienda americana Boeing e il consorzio europeo Airbus, costituito da Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, prosegue ormai da anni.
In passato sulla controversia si era già espresso il WTO, riconoscendo che entrambi i colossi avevano ricevuto aiuti di stato illegittimi da parte, rispettivamente, di Washington e Bruxelles.
La decisione arrivata ora riguarda adesso i numeri. L’Organizzazione mondiale del commercio, infatti, negli ultimi anni si sta confrontando con il tema di dover stabilire sia l'entità dei sussidi illegittimi erogati dagli USA e dall’UE ai rispettivi campioni del cielo, sia l’importo delle sanzioni che le due sponde dell’Atlantico potranno imporsi vicendevolmente.
Sul primo punto il WTO, in due diverse decisioni, ha stabilito che sia Boing che Airbus hanno ricevuto aiuti illegittimi che si attestano sui 20 miliardi di dollari ciascuno.
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La nuova sentenza, invece, riguarda la definizione dell’importo che gli Stati Uniti potranno esigere dall’UE, sotto forma di dazi. Washington avrebbe voluto un “risarcimento” di 11,2 miliardi di dollari, da riscuotere con i dazi da imporre ai prodotti europei. Il WTO si è orientato, però, su una cifra inferiore pari a 7,5 miliardi.
Per quanto riguarda la definizione del valore delle contromisure a cui potrebbe aver diritto Bruxelles, invece, bisognerà attendere il 2020.
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