In Gazzetta ufficiale il decreto-legge n. 87-2018, più noto come decreto Dignità. Il provvedimento intende limitare i contratti di lavoro a tempo determinato, salvaguardare l’occupazione, contrastare la delocalizzazione delle aziende e promuovere la semplificazione fiscale.
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In vigore dal 14 luglio il decreto Dignità (decreto-legge n. 87-2018), approvato dal Consiglio dei Ministri a inizio mese, su proposta del premier Giuseppe Conte e del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 13 luglio.
Promozione del tempo indeterminato
Il provvedimento punta alla disincentivazione dell'utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato a favore di quelli a tempo indeterminato. La contrattazione a termine sarà limitata ai casi di “reale necessità da parte del datore di lavoro”.
Fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi, l’eventuale rinnovo del contratto a termine sarà possibile esclusivamente “a fronte di esigenze temporanee e limitate”. In presenza di una di queste condizioni, già a partire dal primo contratto sarà possibile definire un termine, comunque non superiore a 24 mesi.
Sempre allo scopo di incoraggiare i datori di lavoro verso l’utilizzo di forme contrattuali stabili, poi, in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione, il dl prevede l’aumento dello 0,5% del contributo addizionale, attualmente pari all’1,4% della retribuzione imponibile per i rapporti di lavoro non a tempo indeterminato.
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Tutela dell'occupazione e contrasto alla ludopatia
Il decreto legge intende poi salvaguardare i livelli occupazionali e contrastare la delocalizzazione delle imprese italiane che abbiano ottenuto aiuti dallo Stato per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche in Italia.
Altra priorità sarà la lotta al fenomeno della ludopatia, attraverso il divieto di pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro.
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Revisione di redditometro e spesometro
Il cosiddetto decreto dignità intende infine promuovere la semplificazione fiscale, attraverso:
- la revisione dell’istituto del redditometro in chiave di contrasto all’economia sommersa,
- il rinvio della prossima scadenza per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (spesometro),
- l’abolizione dello split payment per le prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni dai professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto.
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