Una lettera da Berlino riaccende i riflettori sul tema del difficile accesso degli investitori europei al mercato cinese.
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Nelle scorse ore la ministra dell'economia tedesca Brigitte Zypries ha inviato al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker una lettera in cui esorta Bruxelles a mettere in campo strumenti più efficaci per il controllo degli investimenti provenienti dall'estero, con particolare riguardo alla Cina. L'apertura dei mercati, si legge nella missiva proveniente da Berlino, non può essere "a senso unico".
Nel richiedere norme che consentano di intervenire su “investimenti considerati ostili o problematici su asset strategici Ue”, il governo di Berlino è sostenuto da quelli di Roma e Parigi. Italia, Germania e Francia hanno, infatti, più volte chiesto all'Esecutivo UE di introdurre regole più efficaci per appianare le disparità nell'apertura dei mercati e risolvere la questione.
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Contesto: disparità investimenti UE-Cina
L'Unione europea e la Cina sono, attualmente, due tra le principali potenze commerciali al mondo. In particolare, Pechino è il secondo maggiore partner commerciale dell'UE, dopo gli Stati Uniti, mentre l'Unione europea è il principale partner commerciale del colosso asiatico.
Tuttavia, in materia di investimenti vi è una situazione di forte sbilanciamento a favore di Pechino. Secondo un recente studio condotto dal gruppo di ricerca Rhodium Group e dal Mercator Institute for China Studies di Berlino, infatti, nel 2016 gli investimenti cinesi in Europa hanno superato di quattro volte quelli europei in Cina.
Questo è dovuto, tra gli altri fattori, alla disparità di trattamento del governo cinese nei confronti di imprese locali e imprese estere. Una disparità che rende estremamente difficili gli investimenti in Cina da parte di imprese non cinesi.