Per il premier Giuseppe Conte il piano di rilancio del Mezzogiorno rappresenta un tema prioritario: “equivale al rilancio dell'Italia intera”, scrive su Facebook a margine del secondo incontro con le parti sociali in vista della Manovra.
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“Il Sud invoca un grande impegno governativo e una forte mobilitazione di risorse ed energie per recuperare il ritardo accumulato negli anni”, scrive ancora Conte.
Un incontro durato l’intero pomeriggio quello fra il premier, le parti sociali e le associazioni di categoria, che ha avuto al centro il Piano per il Sud. Tema che Conte è deciso a portare a Bruxelles: “Durante il mio incontro di venerdì 2 agosto con la neo-designata presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen porrò il tema del nostro Mezzogiorno al centro dell'agenda”.
La riunione fa seguito all'incontro promosso dal presidente del Consiglio il 25 luglio scorso per discutere con le parti sociali sulla riforma fiscale. Il prossimo tavolo di confronto è in programma il 5 agosto e sarà dedicato al tema delle politiche del lavoro e del welfare.
Dalle infrastrutture alla formazione: cosa prevede il Piano per il Sud
“Vogliamo realizzare un piano integrato per ricostruire le quattro tipologie di capitale che costituiscono la grande ricchezza del Sud: il capitale umano, fisico, naturale e sociale”.
L'attenzione del presidente del Consiglio si è concentrata soprattutto su alcuni temi: “Dobbiamo sviluppare la dotazione infrastrutturale del nostro Mezzogiorno, sviluppando le tecnologie digitali e puntando sull'intermodalità del sistema dei trasporti come strade, ferrovie, porti, aeroporti. Dobbiamo mettere a sistema i vari strumenti di intervento per rendere sempre più organico e quindi efficace il nostro piano di interventi”. Il riferimento di Conte è a misure quali le Zone economiche speciali (ZES), e i Contratti istituzionali di sviluppo (CIS).
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C’è poi la questione della formazione: “È essenziale contrastare il fenomeno dell'abbandono scolastico e offrire opportunità di ricerca, lavoro e sviluppo a tutti i giovani del Sud. Non si tratta di una politica a solo vantaggio del Mezzogiorno, perché il ritorno alla crescita delle regioni meridionali trascinerà anche lo sviluppo del Centro e del Nord, riducendo in prospettiva anche i ritardi che si manifestano rispetto alle aree più avanzate d'Europa”.
Torna l’ipotesi di una Banca per il Mezzogiorno
Tra le idee sul tavolo ci sarebbe anche quella di una banca specifica per il Mezzogiorno per erogare il credito alle imprese del Sud. Un’ipotesi che tornerebbe a tenere banco secondo quanto riferiscono i sindacati dopo l’incontro a Palazzo Chigi.
“E’ un ragionamento importante, necessario per altro per agevolare le imprese e anche l'insediamento di nuove imprese in questa area del Paese”, dichiara il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan.
Secondo Carmelo Barbagallo, leader della Uil: “Bisogna ricostruire una sorta di Cassa per il Mezzogiorno 4.0, attraverso la banca Cassa depositi e prestiti, per aver uno strumento che non sia come è stata la Cassa per il Mezzogiorno corruttivo, ma che possa permettere di fare interventi necessari in tutte le realtà del Sud che hanno bisogno di strutture materiali e immateriali”.
Secondo il leader della Cgil, Maurizio Landini, l’idea della banca del mezzogiorno “era un modo per rispondere a una nostra richiesta di avere un'Agenzia nazionale per lo sviluppo e di mettere assieme i vari soggetti che oggi operano, a partire da Cassa depositi e prestiti e non solo”. Ma, aggiunge, ”la prima cosa da fare per parlare di piano per il Sud è che bisogna bloccare il progetto di autonomia differenziata. Questo è un Paese già diviso”.
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