Dopo la decisione degli eurodeputati di rinviare il voto finale sulla Politica Agricola Comune al nuovo Europarlamento, anche i ministri dell'Agricoltura prendono tempo, subordinando l'intesa generale sulla PAC post 2020 all'accordo sul bilancio UE 2021-2027.
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La riunione informale dei ministri dell'Agricoltura, organizzata il 3 e il 4 giugno dalla presidenza rumena del Consiglio a Bucarest, si conclude quindi con un nulla di fatto sul fronte del processo di riforma della Politica Agricola Comune. Prima di definire i contenuti della nuova PAC, gli Stati membri vogliono certezze in termini di dotazione di bilancio. Solo una volta concluso il negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, auspicabilmente entro l'autunno, sarà possibile concordare le nuove regole in materia di pagamenti diretti, sviluppo rurale e organizzazione comune di mercato.
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Una deviazione rispetto alla prassi seguita per gli altri programmi di finanziamento europei nei mesi scorsi, che hanno visto il Consiglio e il Parlamento impegnati a cercare un compromesso di massima sui regolamenti, lasciando in sospeso i soli aspetti finanziari in attesa dell'accordo sul bilancio UE post 2020.
In questo caso, invece, hanno spiegato in conferenza stampa al termine della riunione il ministro rumeno dell'Agricoltura e presidente di turno del Consiglio, Petre Daea, e il commissario UE all'Agricoltura e allo sviluppo rurale, Phil Hogan, le delegazioni potranno esprimersi sui contenuti della PAC solo in base al budget concordato all'interno del QFP.
Le novità contenute nella proposta dal commissario Hogan, dalla forte riduzione dei fondi UE per lo sviluppo rurale, con conseguente aumento del cofinanziamento nazionale, al nuovo modello di gestione dei fondi basato sui Piani strategici nazionali, sono strettamente collegate al tema finanziario.
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Da una parte, infatti, ci sono le preoccupazioni dei Paesi contrari al taglio dei fondi PAC, che insieme alla Politica di Coesione, è la voce di spesa maggiormente sacrificata per far fronte al gap provocato dalla Brexit e alla necessità di finanziare nuove spese in materia di difesa, migrazione e contrasto al cambiamento climatico. Dall'altra vi è il rischio che, unendo in un unico documento strategico nazionale tanto il I quanto il II pilastro della Politica Agricola Comune, gli Stati membri si trovino a cofinanziare l'intero Piano, e non solo lo sviluppo rurale.
Il Consiglio Agricoltura e Pesca in programma il 18 giugno, quindi, non approverà una posizione comune ma si limiterà a sottoscrivere una relazione intermedia sull'andamento dei negoziati. La conclusione dell'accordo slitterà al prossimo semestre, sotto la guida della presidenza finlandese.