Negoziati interrotti dopo che in quattro giorni Parlamento e Consiglio non hanno trovato un accordo su diversi aspetti della riforma della nuova Politica agricola comune, a cominciare dagli ecoschemi, nuovo pilastro dell'architettura verde della PAC.
Per la presidenza portoghese, che punta ad intestarsi il successo dell'accordo sulla PAC, resta solo un mese di tempo per chiudere il negoziato con il Parlamento, fortemente deluso per l'esito del trilogo. "Ci aspettiamo che il Consiglio rispetti il nostro ruolo di colegislatori e le nostre posizioni, che mirano a una Politica agricola comune più ambiziosa, a vantaggio degli agricoltori e dell'ambiente", hanno detto i co-relatori in conferenza stampa, al termine del trilogo condotto in parallelo con il Consiglio Agrifish.
"Abbiamo cercato di avvicinare le posizioni, ma alla luce delle divergenze che ci separano, abbiamo pensato che fosse meglio interrompere oggi i negoziati, tirare un po' le fila, fare un bilancio e guardare a come vogliamo portare in porto questa riforma", ha detto la ministra dell'Agricoltura portoghese, Maria do Céu Antunes, che nelle scorse settimane si era detta di fiduciosa di sbloccare uno dei punti più controversi del negoziato tra Parlamento e Consiglio, cioè la quota di risorse dei pagamenti diretti da destinare ai nuovi ecoschemi, proponendo un aumento graduale della soglia.
Le proposte negoziali aggiornate e discusse durante il trilogo, fino alla mattinata del 28 maggio, non hanno però colmato le distanze tra le istituzioni UE, costrette a rinviare la partita a giugno. "Già lunedì - ha assicurato la ministra - avvieremo una tornata di riunioni con il Comitato speciale agricoltura, con la Commissione e il Parlamento per definire un calendario e una strategia per giungere a un compromesso entro fine giugno".
Si tratta solo di una tappa negoziale, ha assicurato il commissario all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, c'è ancora un mese per raggiungere un accordo. "Dobbiamo essere ottimisti sull'esito dei negoziati, eravamo vicinissimi a un accordo e lo siamo ancora", ha detto.
"Continueremo a negoziare in buona fede sulla riforma della PAC. Le soluzioni ci sono e c'è una genuina disponibilità di tutti i negoziatori a trovarle", ha commentato su Twitter il vicepresidente della Commissione UE, Frans Timmermans.
This negotiation is about the future. The future of farming, the future of biodiversity, and the future of agricultural communities across the EU. If we care about that future, we need the CAP to change course.
— Frans Timmermans (@TimmermansEU) May 28, 2021
La proposta della presidenza portoghese sugli ecoschemi PAC
Per mediare tra la richiesta del Parlamento di destinare il 30% delle risorse del primo pilastro agli ecoschemi e il tetto del 20% voluto dal Consiglio, la presidenza portoghese ha proposto inizialmente un approccio progressivo, con un ring fencing del 22% a inizio programmazione, nel 2023, per arrivare al 25% nel 2026. Una via di mezzo tra le due posizioni, basata su un aumento graduale delle risorse, flessibilità nel trasferimento dei fondi tra pilastri, in modo da utilizzare per lo sviluppo rurale le eventuali risorse non spese, e la previsione di un periodo di prova iniziale per gli Stati membri.
Nella proposta della Commissione UE, gli ecoschemi sarebbero infatti misure facoltative per gli agricoltori, che dovrebbero poter scegliere se assumere o meno impegni ambientali ulteriori per ottenere dei pagamenti premiali in aggiunta alla quota base, ma vincolanti per i 27, tenuti ad attivarli indicando nei rispettivi Piani strategici PAC quali delle misure individuate nell'elenco UE sono operative a livello nazionale e danno diritto agli aiuti addizionali.
Per approfondire: La lista degli eco-schemi della nuova Politica Agricola Comune
A questo primo progetto di compromesso sugli ecoschemi, che non ha convinto i negoziatori del Parlamento, è seguita una nuova proposta della presidenza, che prevede una soglia del 25% per l'intera programmazione e l'apertura a portare dal 30 al 35% la quota di risorse dello sviluppo rurale da dedicare alle misure legate al clima e all’ambiente, come chiesto dal Parlamento UE.
L'aggiornamento delle proposte negoziali sull'architettura verde non è bastato, però, a chiudere un accordo, con nodi irrisolti anche relativamente alla condizionalità ambientale rafforzata, alla condizionalità sociale, ai pagamenti redistributivi e al livello di convergenza interna dei diritti all'aiuto entro il 2026. A fronte della proposta della Commissione, che prevede il mantenimento del livello minimo del 75%, il compromesso presentato dal Consiglio prevede infatti un livello minimo dell'85%, contro il 100% chiesto dal PE.
"La presidenza portoghese è sembrata sorpresa che non ci limitassimo a ratificare la loro proposta di compromesso, ma noi abbiamo le nostre linee rosse", ha rivendicato il presidente della commissione Agricoltura e capo negoziatore per la PAC, Norbert Lins (PPE)". "Siamo pronti a nuovi negoziati prima della fine del mandato a fine giugno, ma solo se il Consiglio mostra maggiore flessibilità", ha aggiunto.
I ministri dell'Agricoltura dell'UE si incontreranno per una riunione informale il 14 e 15 giugno, per preparare il Consiglio Agrifish del 28-29 giugno, cui seguirà un nuovo trilogo. Sarà l'ultima chance per la presidenza portoghese di raggiungere un accordo entro la fine del semestre, prima di passare il testimone alla presidenza slovena, dal 1° luglio.
Lo stato del negoziato sulla riforma PAC
L'interruzione dei negoziati spegne gli entusiasmi dopo che, in occasione del super trilogo del 26 marzo, le istituzioni UE avevano già raggiunto un'intesa su diversi aspetti controversi della riforma.
In quell'occasione la ministra aveva presentato una serie di pacchetti negoziali di compromesso sui tre regolamenti che costituiscono la riforma della Politica agricola comune - uno sui Piani strategici nazionali, uno sull'organizzazione comune dei mercati (OCM) e un regolamento orizzontale sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della PAC - portando a casa un accordo sul New delivery model, il nuovo modello di attuazione della PAC tramite i Piani strategici nazionali. Accordo che mira a evitare un eccesso di burocrazia a carico degli agricoltori e delle amministrazioni che gestiscono i fondi, riconoscendo maggiore sussidiarietà a favore degli Stati membri e flessibilità nella definizione degli interventi, ed evitando il ripristino, accanto ai nuovi obblighi collegati all'efficacia dell'attuazione, anche di quelli basati sulla conformità alle regole UE.
Sul settore vino Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un'intesa significativa sull'ampliamento del regime di autorizzazione degli impianti dei vigneti fino al 2045 e sulle regole per la desalcolizzazione. Inoltre, per rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena di valore agroalimentare si è raggiunto un accordo per ampliare la possibilità di gestione dell'offerta - oggi prevista solo per i formaggi e i salumi - a tutti i prodotti Dop e Igp.
Per approfondire: bilancio UE 2021-2027: la proposta della Commissione per la nuova PAC
La posizione dell'Italia sulla Politica agricola comune
L'Italia, che si era espressa a sostegno della proposta portoghese di destinare oltre il 20% del montante nazionale degli aiuti del primo pilastro agli incentivi ecologici, ha sfruttato i nuovi colloqui per ribadire la necessità di aumentare le misure di adattamento a tutela del reddito degli agricoltori dall'1 al 3% della dotazione dei pagamenti diretti per finanziare adeguatamente le assicurazioni e gli altri strumenti di gestione del rischio. In questo modo, il Mipaaf punta ad attivare nell'ambito della nuova PAC un fondo di mutualizzazione per il risarcimento dei danni subiti dagli agricoltori con una dotazione di oltre 300 milioni di euro.
“È importante che ogni Paese possa applicare con la giusta flessibilità l'ampio set di strumenti, compresi quelli sugli eco-schemi”, ha commentato su Facebook il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli, schierandosi anche a favore dell'introduzione della condizionalità sociale, di una percentuale più ambiziosa sui pagamenti redistributivi e della deduzione dell'intero costo del lavoro ai fini della degressività degli aiuti.
In generale, richiamandosi al principio di sussidiarietà, su agricoltore attivo, capping, degressività dei pagamenti e pagamento redistributivo, la linea di Roma è quella di maggiore libertà per gli Stati membri sulla base dell'oggettiva analisi dei fabbisogni.
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