Decreto rinnovabili - le Regioni bocciano gli incentivi

|Novità|21 dicembre 2018

Decreto rinnovabiliIl decreto di incentivazione delle energie rinnovabili non passa l’esame della Conferenza delle Regioni. Alla base della bocciatura, il nodo degli incentivi a geotermia e idroelettrico.

Decreto rinnovabili - cosa ne pensa l’ARERA

Non stupisce il parere negativo espresso dalla Conferenza unificata del 20 dicembre al decreto di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili. Bocciatura - non vincolante - dovuta a questioni di merito, ma soprattutto, sottolinea il presidente Stefano Bonaccini, “per la totale chiusura manifestata dai Ministeri competenti nei confronti delle richieste delle Regioni e delle Province autonome”.

Alla base della decisione, annunciata nei giorni scorsi, il nodo degli incentivi a geotermia e idroelettrico.

Incentivi rinnovabili - idroelettrico e geotermia, decreto a rischio?

La posizione della Regioni

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi stigmatizza il fatto che il provvedimento sugli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili non preveda che "l'energia geotermica venga agevolata. Questo significa, se non verrà modificato, uno stallo negli investimenti con effetti negativi sul piano occupazionale e sui controlli ambientali che coinvolgeranno intere aree della Toscana".

Le Province autonome di Trento e Bolzano, con il vicepresidente Mario Tonina e l’assessore altoatesino Richard Theiner, hanno sottolineato come la Conferenza delle Regioni abbia espresso un sostegno unanime alle proposte del Trentino in merito al decreto sulle energie rinnovabili, che, nella versione attuale, penalizzerebbe il settore idroelettrico, e in particolare il mini-idroelettrico.

Le richieste delle due Province autonome possono essere sintetizzate in tre punti:

  • mantenimento dell'accesso diretto ai sistemi di incentivi per il mini-idroelettrico fino a 250 kW di potenza nominale media annua;
  • tariffa omnicomprensiva per gli impianti fino a 500 kW di potenza nominale anziché fino a 100 kW come previsto nella prima versione del decreto;
  • aumento delle tariffe per le aste e i registri.

"Questi mini impianti in Trentino sono molto importanti", sottolinea Tonina, "e per questo motivo ci siamo impegnati, a sostenerli, anche sul piano economico. Parliamo di energia pulita, che riteniamo debba avere un futuro".

"La nostra posizione era condivisa fin dall'inizio dalla Provincia di Trento e dalla Toscana", commenta l’assessore altoatesino all’ambiente Richard Theiner, ma le istanze dei tre Enti locali "non sono state accolte dal Ministero dello Sviluppo economico. Pur non essendo vincolante, questo parere negativo non potrà essere ignorato dal Governo".

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Rossi, dopo la Conferenza Unificata, ha ribadito l'atteggiamento di totale chiusura di fronte alle ragioni espresse dalle Regioni: "Ho incontrato ieri il sottosegretario e ingegnere grillino Davide Crippa, rappresentando le motivazioni serie e forti della Toscana sulla geotermia. Nonostante abbia chiarito tutto ciò che la Regione fa per il controllo delle emissioni, per il recupero della CO2, per il ripristino paesaggistico, abbiamo ottenuto risposte generiche e una sostanziale indisponibilità ad ascoltare. Di fronte a questo atteggiamento del Governo, la risposta delle Regioni è stata unanime".

“Vale la pena di ricordare”, prosegue Rossi, “che il Titolo V della Costituzione attribuisce alla Regioni, come materia concorrente, la produzione, distribuzione e consumo di energia e che quindi, al di là delle specifiche competenze, il rapporto tra Esecutivo nazionale e Regioni deve improntarsi ad un'ottica di fattiva collaborazione, che invece la iattanza dell'attuale compagine governativa nega nei fatti”.

"Lo splendido risultato di questa azione del governo – conclude Rossi – sarà il blocco di importanti investimenti, anche quelli che Enel mette in campo per il miglioramento ambientale, e la crisi per tante imprese dei territori della geotermia, con le inevitabili ricadute sul lavoro”.

I dubbi degli stakeholder sul decreto

Poche ore prima del pronunciamento delle Regioni, anche alcuni stakeholder hanno sollevato perplessità sul testo del decreto FER.

"La bozza di decreto incentivi alle fonti energetiche rinnovabili non rinnova l’incentivazione a buona parte degli impianti idroelettrici installati su corsi d’acqua naturali, mantenendola inalterata per gli impianti su corsi d’acqua artificiali, acquedotti, sfruttamento sui deflussi minimi vitali", dichiara il Coordinamento nazionale tutela fiumi.

"Il nuovo decreto, se approvato, escluderebbe circa il 90% di impianti idroelettrici prontamente cantierabili, già in possesso di concessione e autorizzazione, che hanno di fatto superato tutte le valutazioni di carattere ambientale previste dalla normativa nazionale e che stanno già pagando i canoni di concessionerichiesti a partire dalla data di assegnazione", denunciano in un comunicato congiunto Elettricità Futura, Assimpidro, Federidroelettrica e Utilitalia.

Per Utilitalia, l’associazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas, il testo attuale introduce una forte limitazione all’accesso agli incentivi per impianti idroelettrici di nuova costruzione. Ed esclude anche "l’ampia platea di impianti idroelettrici già in possesso di concessione e/o autorizzazione, che hanno di fatto già superato tutte le valutazioni di carattere ambientale previste dalla normativa nazionale".

Per Assoidroelettrica "il taglio degli incentivi previsto nel testo sarà un danno irreparabile per l’intera filiera, tutta made in Italy".