Codice Appalti - il Governo riapre la riforma fino al 2019

|Novità|03 aprile 2017

Codice appaltiLa riforma degli appalti rischia di diventare un cantiere aperto, costantemente soggetto a nuove modifiche.

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E’ questo l’esito che potrebbe derivare da un emendamento sul quale, in questi giorni, è arrivato il parere concorde di tutti i soggetti coinvolti nella revisione del Codice appalti: l’Anac, il Parlamento e il Consiglio di Stato. Adesso manca soltanto il via libera del Governo ma, analizzando la situazione, è molto probabile che anche da Palazzo Chigi diano via libera alla novità. Rendendo così il Codice riformabile per un periodo di altri due anni, fino al 2019. E mandando così in soffitta l’idea di avere in Italia un testo immodificabile, per stabilizzare il mercato, a favore degli operatori.

L'esperienza del Codice del 2006

Il problema nasce dal vecchio Codice. Il decreto n. 163 del 2006 era diventato, con il passare degli anni, un cantiere costantemente aperto. Tutti i tecnici ricordano le molte modifiche portate soprattutto dal Governo Monti che, quasi ad ogni intervento, aveva deciso di emendare e limare quel testo. Quella riforma continua aveva reso il sistema particolarmente complesso e quasi impossibile da tenere sotto controllo per imprese e professionisti.

La nuova riforma

Il nuovo Codice appalti, varato lo scorso aprile, si poneva come un argine a questo fenomeno. Anziché realizzare modifiche continue, l’idea era di puntare su un solo decreto correttivo da approvare nel giro di un anno. Dopo quello, la riforma avrebbe dovuto restare cristallizzata. In modo da dare maggiore stabilità al settore.

La novità di questi giorni

Proprio mentre si approva il decreto correttivo, però, quell’approccio è stato radicalmente rivisto. Da più parti, in queste ore, arrivano richieste di modifiche al Codice. E tutti ormai ritengono certo che, anche dopo l’approvazione del provvedimento di revisione, il 19 aprile prossimo, queste richieste di modifica continueranno ad arrivare.

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Riaprire la delega

Anziché riprodurre l’esperienza del Governo Monti, con correzioni continue portate al testo, è meglio allora dare subito risposte a queste richieste di intervento e limitare il processo di riforma continua. L’idea, allora, è di riaprire la delega e prevedere un periodo di altri due anni nei quali sarà sempre possibile approvare altri decreti di correzione al Codice. I tempi della riforma, cioè, si allungano.

Accordo Parlamento, Governo, Anac

Sull’opportunità di operare questo cambio di approccio concordano in molti. A partire dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Anche esponenti autorevoli di Camera e Senato, però, si sono detti favorevoli a intervenire in questa direzione, come il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci. Infine, anche il Consiglio di Stato con il suo parere ha formalmente chiesto al Governo di portare la modificabilità del Codice fino al 2019.

Come realizzare la conversione

Resta da capire come sarà fatto questo intervento. Per riaprire la delega, bisogna intervenire sulla legge con la quale a inizio 2016 il Parlamento ha dato al Governo le indicazioni per riformare il mercato degli appalti. Sarà un disegno di legge o, più probabilmente, un decreto del Governo in fase di conversione a ospitare la correzione. A quel punto, però, saremo davanti a una nuova riforma infinita.