La responsabilità solidale sugli appalti viene potenziata.
E’ questo l’effetto del decreto approvato dal Governo venerdì scorso in Consiglio dei ministri: i lavoratori potranno rivolgersi, in caso di crediti arretrati legati alla loro prestazione, non soltanto all’impresa con la quale hanno il loro rapporto contrattuale, ma a tutti i soggetti collegati all’appalto. Dal committente a ciascuno dei subappaltatori. Se per i sindacati si tratta di una conquista a favore dei lavoratori, è già polemica tra le imprese che, invece, contestano la novità: rischia di creare distorsioni nel mercato degli appalti.
Le regole in vigore
Le norme in vigore fino a pochi giorni fa – va ricordato – prevedevano l’obbligo per il lavoratore con un credito verso l’impresa, in caso di appalti pubblici e privati, di rivolgersi prima all’azienda inadempiente, per poi andare dagli altri soggetti vincolati dalla cosiddetta solidarietà.
A questa soluzione il Governo era arrivato dopo lunghe trattative, scaturite dalla grande delicatezza di questa disciplina. Si tratta, in assoluto, di uno dei punti più limati negli ultimi anni nel nostro panorama normativo.
Il testo approvato venerdì
Il decreto approvato venerdì dal Governo, però, adesso cancella tutto, cercando di evitare il referendum promosso dalla Cgil: “Con riferimento alla disciplina in materia di appalti di opere e servizi, il provvedimento mira a ripristinare integralmente la responsabilità solidale del committente con l’appaltatore nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori, per garantire una miglior tutela in favore dei lavoratori impiegati”.
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Salta l'obbligo di escussione preventiva
Quindi, salta l’obbligo di “preventiva escussione”. E il lavoratore da adesso potrà rivolgersi a qualsiasi impresa coinvolta dalla catena dell’appalto. Con un rischio, paventato già da più parti: con questa soluzione, tutti si rivolgeranno alle imprese più liquide, creando delle pesanti distorsioni nel mercato.
Le reazioni delle parti
Per i sindacati si tratta di una novità che rimette al centro i diritti dei lavoratori. Per le imprese, invece, queste norme porteranno problemi a tutta la filiera degli appalti, pubblici e privati. E’ per questo, allora, che arriva un immediato commento negativo da parte dell’Ance. Il suo presidente Gabriele Buia spiega che la normativa attuale “non riduce in nessun modo le garanzie a favore dei lavoratori”. Anzi, rafforza la competenza delle parti sociali nell’individuare in sede contrattuale strumenti più rigorosi di controllo.
Imprese penalizzate
Cancellando il principio della “preventiva escussione del debitore principale”, si penalizzano ulteriormente tutte le imprese della filiera produttiva e non direttamente il debitore principale, che in questo modo viene di fatto ulteriormente deresponsabilizzato.
Possibili nuove correzioni
“In attesa di conoscere nel dettaglio le nuove norme - sottolinea Buia - ritengo comunque che sia stato fatto un passo indietro che danneggia le imprese corrette, spina dorsale del tessuto economico del nostro Paese. Il problema si doveva risolvere nell’ambito delle politiche contrattuali e attraverso il dialogo sindacato-imprese, come l’Ance chiedeva da tempo alle organizzazioni sindacali. Stando così le cose, sarebbe stato meglio andare al referendum”. Non è improbabile, allora, che a breve si torni di nuovo sul tema.