Pil ridimensionato, 11 miliardi di flessibilità chiesta all’Ue e privatizzazioni lontane, nonostante si prevedano 8 miliardi all’anno da questa voce
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Il Governo, nella seduta di venerdì scorso, ha approvato il Documento di economia e finanza, che disegna il quadro della congiuntura economica del nostro paese dall’anno in corso fino al 2018. Ne vengono fuori diversi elementi di dubbio, legati tutti a una questione di fondo: la ripresa non è robusta come ci si attendeva. Anche se qualche spunto positivo c’è, a partire dall’abbattimento della pressione fiscale e dalla ripresa degli investimenti.
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Pil in calo
Partiamo dalle indicazioni sul Pil. Secondo le previsioni del Governo, nel 2016 crescerà dell’1,2%, in contrazione netta rispetto alla previsione precedente, fissata all’1,6 per cento. Nel 2017 si viaggerà all’1,4% e nel 2018 saremo grossomodo sugli stessi livelli (+1,5%). Insomma, la ripresa stenterà parecchio, anche se dovrebbe consolidarsi una timida ripartenza dell’economia.
La nota di Palazzo Chigi
In questo senso, Palazzo Chigi descrive così la situazione: “L’occupazione cresce, la disoccupazione cala, i conti migliorano, le tasse diminuiscono. Il Governo mantiene una politica rigorosa ma, nello stesso tempo, ha avviato una stagione di misure di sostegno all’economia che permettono finalmente di far ripartire il Paese”, nonostante la difficile situazione della zona euro.
Undici miliardi di flessibilità
Quanto al deficit, invece, nel 2016 saremo al 2,3% mentre nel 2017 arriveremo a quota 1,8 per cento. Saranno, insomma, sfruttati margini di flessibilità per undici miliardi di euro totali. Il Governo, comunque, tiene a precisare che “si tratta di una delle migliori performance nell’ambito dei paesi membri dell’Unione europea”.
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Il trend del debito
Per il debito ci sarà un’inversione di tendenza: si dovrebbe scendere dal 132,8% del 2015 al 132,4% del 2016, andando sotto la quota del 131% nel 2017. Non ci sarà, però, l’abbattimento deciso che era stato ipotizzato fino a poco tempo fa. Scenderanno comunque di molto gli interessi sul debito, per effetto del Quantitative easing di Mario Draghi.
Le polemiche sul deficit
Anche se, sul fronte del deficit, va precisato che quelle del Def sono soltanto richieste: non è detto che la Commissione europea le accolga. Anzi, bisogna ricordare che il commissario Ue agli Affari economici Jyrki Katainen pochi giorni fa ha criticato Roma, ricordando l’alto livello di deroghe già ottenute. Insomma, su questo punto si prepara una sfida che ruoterà anche attorno allo scorporo delle spese per fronteggiare l’emergenza migratoria.
Pressione fiscale in discesa
Tornando ai numeri, viene stimata una discesa della pressione fiscale al 42,8%, sette decimali in meno dello scorso anno. Alla quale andrebbero aggiunti anche gli effetti del bonus da 80 euro. Considerando questo sconto nel computo del reddito netto dei lavoratori, la pressione dovrebbe attestarsi, secondo quanto spiega la nota ufficiale di Palazzo Chigi, al 42,2 per cento. Bene anche gli investimenti fissi lordi, previsti in aumento del 2,2 per cento.
Capitolo privatizzazioni
Un grande interrogativo, invece, si apre sulla questione delle privatizzazioni. Il Documento, infatti, fissa un obiettivo di possibili introiti pari a cinque decimali di prodotto interno lordo. Tradotto in cifre, si tratta di 7-8 miliardi di euro all’anno per tutto il triennio considerato. Non è chiaro dove saranno recuperati, dal momento che la quotazione di Ferrovie, una delle principali operazioni in cantiere per quest’anno, è stata cancellata.