Riforma appalti - si vota alla Camera, su autostrade trovato accordo

|Novità|16 novembre 2015

Autostrade

Arriveranno invece altre modifiche sul meccanismo di recepimento delle direttive in materia di appalti

Apertura a favore delle concessionarie autostradali sulla questione dei lavori in house. Mentre restano dubbi sul nuovo assetto immaginato per recepire le direttive: doppio decreto legislativo e, successivamente, linee guida concertate tra il Ministero delle Infrastrutture e l’Anac. La riforma appalti approda oggi in Aula alla Camera per quello che, di fatto, sarà il suo atto finale. Dopo il voto di Montecitorio, infatti, ci si avvierà a grandi passi verso l’approvazione in terza lettura in Senato e la Gazzetta ufficiale

Se sulle autostrade, dopo una trattativa lunghissima, è stata trovata la quadratura del cerchio, il panorama non si è chiarito sul fronte delle modalità di recepimento. Potrebbero arrivare modifiche dell’ultimo minuto.

Novità per le autostrade

L’emendamento che riguarda le autostrade ha preso forma in commissione Ambiente e, di fatto, pare aver chiuso una partita delicatissima. Il tema riguarda i lavori che le società autostradali devono fare nell’ambito della loro concessione. Una quota di questi lavori, tradizionalmente, viene appaltata all’esterno e una quota resta in capo alle concessionarie. Al momento va in gara il 60 per cento.

Resta "in house" il 20% dei lavori

Il Senato aveva stabilito che, nel quadro della riforma, tutto dovesse andare in gara. E questo aveva portato un’immediata alzata di scudi dell’Aiscat, la società che riunisce le concessionarie. Così, la Camera ha leggermente rivisto il tiro e si prepara a confermare un assetto differente, in base al quale le società potranno tenersi per le loro partecipate il 20% degli appalti sopra i 150mila euro. Perderanno, quindi, un altro 20% ma scongiureranno il taglio totale dei lavori in house, con la chiusura di imprese come Pavimental. A verificare il rispetto delle soglie e delle norme dovrà essere l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone.

Recepimento in due tempi

Se su questo passaggio è stato trovato un accordo, diversa è la situazione per le regole che riguardano il recepimento. Dopo una lunga trattativa, un emendamento della relatrice Raffaella Mariani ha rivisto tutto il sistema. Ci sarà prima, entro il 18 aprile prossimo, un decreto di recepimento che servirà a rispettare i tempi indicati da Bruxelles. Poi, entro luglio, arriverà un decreto correttivo, che sostituirà il precedente e sarà il Codice appalti vero e proprio. Infine, le norme non saranno attuate da un regolamento, come accaduto in passato, ma da linee guida concordate tra Mit e Anac.

I dubbi delle commissioni

Un assetto che lascia dubbi per diversi motivi. In primo luogo perché si allungano di molto i tempi rispetto alle ipotesi iniziali, che parlavano di chiudere la pratica entro fine 2015. Ma, soprattutto, perché non è chiaro quale tipo di provvedimento dovrà ospitare le linee guida: sarà un regolamento, una circolare o un decreto? Non piace, poi, come ha fatto notare la commissione Affari costituzionali di Montecitorio, la formula del concerto, che riguarda solitamente due Ministeri e non due enti diversi, come l’Anac e il Mit.

Emendamento in arrivo

E’ probabile, allora, che all’ultimo minuto veda la luce un emendamento che ritocchi ancora il meccanismo, per cercare di aggirare gli ultimi ostacoli rimasti sul campo. Qualche altro dubbio, sollevato dalla commissione Bilancio della Camera, riguarda le molte competenze affidate all’Anac. C’è il rischio che, con tutti i compiti che le sono stati attribuiti, non bastino le risorse attuali. Pare difficile, però, che il Ddl delega possa subire un ritocco su questo punto. Qualcosa potrebbe essere fatto in fase di attuazione del testo.

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