Acqua, "La Strategia UE dovrà mettere al primo posto i dati"

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Studi e Opinioni
|16 aprile 2025Pulsante icona social per XPulsante icona social per LinkedInPulsante icona social per Facebook
Si fa presto a dire acqua e a parlare di strategia idrica. Quale strategia? Quella che chiede il nord Europa, preoccupato della navigabilità dei fiumi, quella dei Paesi mediterranei, dove già in primavera si combatte con la scarsità di acqua? O ancora: quella delle reti idriche colabrodo? La Commissione europea nel definire la Strategia per la resilienza idrica dovrà rispondere a queste domande. Noi ne abbiamo parlato con Emanuele Romano, ricercatore del CNR-IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque). Una delle 600 osservazioni arrivate alla Commissione è del Gruppo di Lavoro “Siccità scarsità e crisi idriche del CNR e porta la sua firma. Le osservazioni giunte alla Commissione con la Consultazione pubblica

Un’Europa a più velocità, più esigenze e più richieste. È questo il quadro che ha davanti la Commissione europea, che in queste settimane è al lavoro sulla strategia per la resilienza idrica. Il lavoro della commissaria Jessika Roswall consisterà soprattutto nel comporre il variegato puzzle di esigenze differenti, come emerge leggendo le oltre 600 osservazioni giunte in risposta alla consultazione pubblica e come racconta a FASI Emanuele Romano, che alle tematiche dell’acqua dedica gran parte del suo lavoro al CNR.

Nel contributo da voi presentato chiedete che sia colmato un doppio deficit, di informazioni e di conoscenza. Sono due elementi collegati?

Sì, è necessario disporre di database aperti e completi che forniscano dati in situ e quelli satellitari tempestivi sulla situazione meteo, idrologica e geomorfologica, sulle acque sotterranee, sulle captazioni, sugli usi e sulle restituzioni. Il deficit di conoscenza attiene alla messa a sistema dei dati.

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