Forum PA - dal GPP alle certificazioni, cosi’ cresce l’economia circolare

|Strategie|25 maggio 2018

Forum PAIl valore - economico ed ambientale - dell’economia circolare non si discute. Ma sviluppare nuovi business sostenibili non sempre è così semplice. E la PA ha il dovere di fornire soluzioni.

PA - Italia prima in Europa e terza nel mondo per appalti verdi

Solo una domanda green può generare un’offerta green: detto in altri termini, attraverso la domanda di prodotti e servizi sostenibili, la PA è in grado di condizionare il mercato ed accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare.

Semplice sulla carta, meno nella pratica. Perchè se è vero che molte aziende hanno iniziato da tempo ad imboccare la strada dell’economia circolare, cogliendone il valore economico, lo stesso non si può dire per le Amministrazioni pubbliche.

Il pacchetto UE - presentato alla fine del 2015 e contenente una serie di misure per incentivare la transizione dell’Europa verso un’economia circolare, rafforzare la competitività a livello mondiale e stimolare la crescita economica sostenibile e la creazione di nuovi posti di lavoro - è servito a rilanciare idee e concetti che le aziende stavano già sviluppando.

Economia circolare - accordo su norme UE per riduzione rifiuti

Aziende pronte a sperimentare e rischiare

“Non esiste ancora una risposta di cosa significhi favorire l'economia circolare nella PA. E' difficile esercitare quelle funzioni che possono veramente stimolare la transizione verso l'economia circolare”, sottolinea Mariagrazia Pedrana, della direzione Generale Ambiente e Clima della Regione Lombardia nel corso del seminario “L’economia circolare e l’uso efficiente delle piattaforme per la sharing economy” tenutosi nella giornata conclusiva del Forum PA.

“La Regione sta cercando di capire quali sono le esigenze degli stakeholder. Abbiamo mappato una cinquantina di progetti delle aziende del territorio dedicati all'economia circolare: sono emerse tantissime opportunità in diversi settori in cui ci sono margini di miglioramento e sviluppo”. Il tessile e l’edilizia, in primis, ma anche la bioeconomia, l’agroalimentare, la plastica e i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

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