Foti: niente proroghe al PNRR. Ma spunta l’ipotesi di un fondo post PNRR

|Novità|08 gennaio 2025|Aggiornato: 30 gennaio 2025

Fondi UE - Photo credit: Foto di Alexander Jungmann da PixabayDurante l’incontro con il neo commissario UE per la Coesione e le Riforme Raffaele Fitto, nonché suo predecessore nel governo Meloni, il ministro Tommaso Foti ha confermato che l’Italia non chiederà nessuna proroga del PNRR. Sul tavolo vi è, invece, una nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, da cui potrebbero scaturire diverse soluzioni. Tra queste la possibilità di non spendere tutti i soldi del Recovery and Resilience Facility e l’ipotesi di creare un Fondo in cui far confluire parte delle risorse dei progetti in ritardo, così da usarle dopo il 30 giugno 2026.

PNRR: richiesta la settima rata da 18,3 miliardi

Come già per il suo predecessore Raffaele Fitto, dunque, il nuovo ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione, Foti, non vuole sentir parlare di richiesta di proroghe al PNRR “perché è evidente che avevamo assunto degli impegni e dobbiamo essere coerenti con gli impegni che abbiamo assunto”, ha spiegato ieri dopo l’incontro con il vicepresidente esecutivo della Commissione con delega a Coesione e Riforme.

In gioco vi è, dunque, la credibilità del sistema Paese di tener fede agli accordi presi a livello europeo e di mostrare la capacità dell’Italia di saper gestire i fondi che arrivano da Bruxelles. Un tema, quello della spesa dei fondi europei, che da anni ormai tiene banco tra i tecnici e non solo, e che oggi diventa ancora più importante con l'avvicinarsi del negoziato sul prossimo Quadro finanziario pluriennale e sulla riforma della politica di coesione, di cui da sempre l’Italia è uno dei principali beneficiari.

In arrivo la quinta modifica al PNRR

In tale contesto il ministro preferisce focalizzare l’attenzione sulla nuova modifica al PNRR, su cui sono al lavoro gli uffici. Al vaglio dei tecnici ci sono oltre 260mila progetti, al fine di individuare quelli che presentano ritardi ormai incompatibili con la deadline del 30 giugno 2026, così da decidere cosa modificare e quali tagliare.

Un esempio potrebbe essere il Programma Pinqua, su cui qualche settimana fa il Ministero delle infrastrutture e trasporti (MIT) ha annunciato la presenza di forti ritardi. Senza parlare esplicitamente di tagli, Porta Pia ha lasciato però intendere che - una volta ottenute spiegazioni ed informazioni alle Città titolari degli interventi - non si esclude la possibilità di stralciare i progetti che non riuscissero a garantire il taglio del nastro entro giugno 2026. Una decisione che porterebbe ad inserire anche il Pinqua tra i programmi PNRR per la rigenerazione urbana ridimensionati. L’intervento era stato in realtà l’unico a salvarsi dalle modifiche PNRR approvate a dicembre 2023, quando il MIT aveva deciso “di non tagliare alcun fondo agli enti locali confidando sulla loro capacità di centrare gli obiettivi”, hanno spiegato dal Ministero.

Come il Pinqua, però, molti altri programmi presenterebbero ritardi ormai incompatibili con la deadline del PNRR. Per questo Foti ha annunciato che entro aprile sarà conclusa l’analisi dei 260mila progetti presenti nel Piano, così da procedere poi con una nuova modifica al PNRR che - sottolinea il ministro - sarà l’ultima.

PNRR: non spendere tutti i fondi non è un tabù ma spunta il modello Spagna

Una volta identificati i progetti in ritardo, il governo dovrà decidere cosa fare con quelle risorse PNRR che non si riusciranno a spendere entro giugno 2026.

Per ora non c’è nulla di certo. Sul tavolo ci sarebbero però varie ipotesi. Da un lato, infatti, si starebbe palesando la possibilità di non utilizzare tutti i fondi europei richiesti a Bruxelles a titolo del Recovery and resilience facility. Un’ipotesi di cui aveva parlato in maniera esplicita, a inizio gennaio, lo stesso Foti. Ospite a SkyTg24 Economia, infatti, il ministro aveva affermato che “non dobbiamo avere l'incubo di spendere a tutti i costi perché spendere a tutti i costi può voler dire spendere male. Se una quota non riesce ad essere spesa perché le misure non sono attrattive dopo che le abbiamo cambiate due o tre volte, ben venga prendere atto che ci sono delle misure che non hanno mercato”.

Dall’altro l’Italia starebbe discutendo con Bruxelles la possibilità di incanalare parte delle risorse, che afferiscono a progetti ormai troppo in ritardo, verso uno o più fondi che potrebbero essere utilizzati anche dopo giugno 2026. Una modalità di impiego di parte delle risorse PNRR già utilizzata dalla Spagna, e su cui anche il nostro Paese adesso starebbe mettendo gli occhi.

Per ora fare una valutazione di quante risorse potrebbero confluire in questi nuovi veicoli finanziari è difficile. Molto dipenderà, infatti, dall’analisi dei progetti PNRR attualmente in corso. A quanto si apprende da anticipazioni di stampa, però, sembrerebbe essere presente il vincolo di destinare le risorse a nuove progettualità. Un modo per escludere esplicitamente l’ipotesi "proroga PNRR”, dato che di fatto queste risorse sarebbero impiegate su nuovi progetti e non, invece, per coprire interventi già presenti nel Piano ma in ritardo.

Nel frattempo, si punta ad accelerare i pagamenti. Il 4 gennaio è approdato in Gazzetta ufficiale il decreto MEF del 6 dicembre 2024, in base al quale le Amministrazioni centrali titolari delle misure PNRR provvedono a trasferire ai soggetti attuatori fino al 90% del costo dell'intervento a carico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza entro 30 giorni dalla richiesta e concentrano le verifiche e i controlli sulla documentazione giustificativa nella fase finale precendente il saldo. Novità che dovrebbero velocizzare i pagamenti iniziali e intermedi e accompagnarsi ad un aggiornamento più puntuale del sistema ReGiS.

Consulta il decreto MEF del 6 dicembre 2024 nella Gazzetta ufficiale del 4 gennaio 2025