Investimenti in innovazione, politica fiscale attraente, semplificazioni normative e una chiara strategia per la transizione green. Sono questi, secondo Parigi, i punti vincenti che hanno permesso ieri a Macron di incassare al Summit Chose France 2024 la promessa di 15 miliardi di nuovi investimenti dall’estero. Un dato che conferma l'incoronazione di due settimane fa della Francia, da parte di Ernst & Young, come il paese europeo più attraente per gli investitori esteri. Nello stesso report EY - che colloca l’Italia in nona posizione - si segnala però anche una contrazione complessiva dei Foreign Direct Investments (FDI) in Europa nel 2023.
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Promosso all’insegna del tema “France, land of champions”, la settima edizione del Chose France Summit ha visto riunite a Parigi alcune delle principali imprese leader in settori come l’AI, le scienze della vita o l’energia, solo per citarne alcuni. Da Microsoft ad Amazon, passando per Sanofi, Pfizer e AstraZeneca, infatti, sono decine le imprese che al Chose France 2024 hanno annunciato l’intenzione di realizzare nuovi investimenti in Francia che quest’anno, per la quinta volta consecutiva, è stata nominata come il paese europeo numero uno in tema di FDI.
Investimenti diretti esteri: la classifica 2024 dei paesi europei
L’ultima conferma in tal senso è arrivata due settimane fa dalla società di consulenza Ernst & Young, con la pubblicazione dello “EY European Attractiveness Survey 2024”.
Grazie a quasi 1200 progetti annunciati nel 2023 - che dovrebbero creare oltre 39mila posti di lavoro - la Francia resta in testa alla classifica dei paesi europei più attrattivi per gli investimenti diretti esteri, a notevole distanza dal secondo e terzo posto rispettivamente occupato dal Regno Unito (con 985 progetti) e dalla Germania (con 733 progetti).
Nello stesso report l’Italia viene collocata in nona posizione, superata da Turchia, Spagna, Polonia, Portogallo e Belgio. Nel 2023, infatti, il nostro Paese ha assistito all'annuncio di 214 progetti, per un valore complessivo di 14mila nuovi posti di lavoro.
Vale la pena sottolineare, però, che lo stesso report EY segnala anche un calo del 4% di FDI in Europa nel 2023 rispetto all’anno precedente. Una dinamica che la società di consulenza spiega con vari fattori. A incidere negativamente sulle decisioni di investimento ci sono, infatti, l’aumento degli oneri normativi, la volatilità dei prezzi dell’energia e l’instabilità politica. In particolare, stando alle risposte fornite dalle imprese intervistate da EY, a pesare notevolmente sarebbero soprattutto alcune delle nuove iniziative normative su cui l’UE è stata pioniera, come quelle sull’intelligenza artificiale (AI), sulla sostenibilità e sulla protezione dei dati. Norme che gli investitori intervistati da EY temono possano soffocare la crescita delle imprese. A preoccupare sono ovviamente anche la crisi energetica, l’incertezza nel periodo che precede le elezioni europee e l’aumento delle tensioni sociali e del radicalismo politico.
I dati del report 2024 di EY sugli investimenti esteri confermano quelli contenuti nel report “European Cities & Regions of the Future 2024” del Financial Times, pubblicato a inizio anno, che ha realizzato diverse classifiche delle regioni e delle città europee più attrattive per gli FDI.
Anche in questo report la Francia si trova spesso ai primi posti. Ad esempio la regione di Parigi (Île-de-France) nel 2023 ha mantenuto la sua posizione di leader nella classifica delle grandi regioni europee per attrazione di FDI. In linea con la tendenza osservata nel 2022, infatti, alcuni dei maggiori investimenti nella Regione parigina sono sbarcati fuori Parigi. E’ il caso, ad esempio, di Telehouse Europe, una filiale della società di comunicazioni giapponese KDDI, che ha annunciato un investimento del valore di 250 milioni di euro per aprire un secondo data center a Magny-les-Hameaux, a sud-ovest della capitale francese. La Regione Parigina è risultata prima anche nelle sottocategorie “Potenziale economico e “Capitale umano e Stile di vita”. L’Île-de-France è al primo posto anche in materia di strategia regionale per l’attrazione di FDI.
Nello stesso report la presenza italiana non è particolarmente marcata. Il nostro Paese (regioni o città) non figura mai ai primi posti e, quando presente nella top 10, lo è sempre con il solito pool di territori: Milano (al 10° posto tra le città per la connettività); Emilia Romagna (5°), Piemonte (6°) e Lombardia (7°) per le regioni europee di taglia grande con le migliori strategie per l'attrazione di FDI, a cui si aggiunge la Toscana al 4° posto per le regioni di taglia media. Presente infine Genova al 9° posto della classifica delle città di taglia media con la migliore strategia sugli FDI
Lo Sportello Unico Invest in Italy: la piattaforma nazionale per l’attrazione degli investimenti esteri
La presenza di Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Toscana tra i territori europei che stanno facendo bene sul fronte dell’attrazione degli investimenti diretti esteri non sorprende molto. Si tratta, infatti, delle regioni che nel nostro Paese sono state tra le prime a sviluppare strategie su questo tema, spesso in anticipo rispetto anche ai livelli nazionali.
Quello dell’attrazione degli investimenti diretti esteri è, infatti, un fronte su cui l’italia sconta un ritardo non banale rispetto ai principali competitor europei che da decenni hanno avviato e messo in campo politiche a 360° su questo tema.
In tale contesto il lancio qualche settimana fa della piattaforma “Invest in Italy” volta ad accompagnare e supportare gli investitori esteri in tutti gli adempimenti e le pratiche utili alla realizzazione di investimenti produttivi in Italia - dalla fase di negoziazione fino alla sua esecuzione, compresa l'eventuale domanda di incentivazione - è sicuramente una buona notizia.
Invest in Italy agisce, infatti, come Sportello Unico con l'obiettivo di accompagnare gli investitori esteri lungo tutto il percorso di avvio dell’investimento. Si tratta di un'attività avviata nel 2022 e che, nel suo primo anno di vita, ha assistito 378 lead qualificati generati da imprese estere, di cui 64 chiusi con successo.
Il percorso da fare è però ancora lungo. Nonostante un altro report EY del 2023 abbia posizionato il nostro Paese tra i primi per l'incremento di FDI (+ 17% nel 2022, rispetto al 2021), lo stesso report sottolinea anche come, sempre nel 2022, la quota di mercato dell’Italia sul totale degli IDE a livello europeo si sia mantenuta costantemente bassa. Considerando, infatti, la dimensione dell’economia italiana, nel 2022 il nostro Paese ha continuato a detenere solo il 4% la quota di mercato degli IDE a livello europeo, rispetto ad una Francia e ad una Germania che in quello stesso anno si sono asssetate rispettivamente sul 21% e sul 14%.
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