UE-USA: stop ai dazi Airbus-Boeing per 5 anni, salvo mezzo miliardo di Made in Italy

|Novità|16 giugno 2021

Stop ai dazi USADopo 17 anni, l’intesa su Airbus-Boeing mette fine al contenzioso e interrompe l’escalation di dazi avviata da Trump. Una buona notizia anche per l’export italiano finito nella black list americana, nonostante l’Italia non faccia parte di Airbus. Ma l’intesa va oltre, concentrandosi anche sui finanziamenti distorsivi al settore da parte di economie non di mercato come la Cina.

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Che il primo banco di prova della nuova fase delle relazioni transatlantiche sarebbero stati i dazi derivanti dalla disputa Airbus-Boeing era stato chiaro sin dall'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. A spiegarlo, era stato a fine gennaio il Commissario al commercio Valdis Dombrovskis che indicava infatti che il “primo passo” per il disinnesco delle tensioni commerciali era proprio la sospensione di “tutti i dazi punitivi attualmente in vigore, almeno per qualche tempo, sia sull'acciaio e l'alluminio che sugli aerei”. Parole a cui, a marzo, erano seguiti i primi step concreti con la rimozione per 4 mesi dei dazi.

Il 15 giugno l’intenzione americana ed europea di rinsaldare l'alleanza atlantica ha fatto un passo ulteriore, portando alla sospensione per 5 anni di tutti gli 11,5 miliardi di dazi scaturiti dal caso Airbus-Boeing, di cui 7,5 miliardi sulle esportazioni europee (incluse quelle italiane).

Oltre allo stop ai dazi, nel Memorandum firmato dai due rappresentanti al commercio, figura anche l’impegno a trovare soluzioni durature capaci di assicurare all'industria dell’aviazione civile finanziamenti non distorsivi, anche in chiave anti-cinese. "Mentre eravamo impegnati a farci la guerra - ha infatti spiegato la rappresentante USA per il commercio - altri ne hanno approfittato”. Per questo “c'è un'appendice dell'intesa - ha confermato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis - per la cooperazione sulle pratiche distorsive della concorrenza nel settore".

La disputa Airbus-Boeing

La sospensione dei dazi della disputa Airbus-Boeing

Come accennato, lo stop ai dazi è stato formalizzato in un Memorandum of Understanding in cui Washington e Bruxelles hanno concordato il quadro nel quale risolvere una volta per tutte il tema dei finanziamenti al settore degli aeromobili. Oltre a sospendere i dazi per 5 anni e ad istituire un Gruppo di lavoro sui grandi velivoli civili (in inglese “ Working Group on Large Civil Aircraft”, LCA), infatti, nell’intesa USA e UE si sono impegnati a:

  • Fornire finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo attraverso un processo aperto e trasparente e rendere ampiamente disponibili i risultati della ricerca e sviluppo interamente finanziati dal governo, nella misura consentita dalla legge;
  • Non fornire ai propri produttori finanziamenti per la R&S e sostegno specifico (come agevolazioni fiscali specifiche) che danneggerebbero l'altra parte;
  • Collaborare nell'affrontare pratiche non commerciali di terzi che potrebbero danneggiare le rispettive grandi industrie aeronautiche civili.

La parte dell’intesa che forse più di tutte segna la ritrovata alleanza USA-UE è però l’appendice che già dal titolo “Cooperazione sulle economie non di mercato” individua senza tanti giri di parole il bersaglio: la Cina.

“Per affrontare in modo più efficace la sfida posta dalle economie non di mercato - si legge infatti nel testo - le parti esploreranno modi concreti per intensificare la loro cooperazione in questi settori” che passano dai seguenti punti:

  • Condivisione delle informazioni relative alle preoccupazioni sulla sicurezza informatica e non solo, rilevanti per le pratiche non di mercato nel settore dei grandi aeromobili civili;
  • Investimenti interni ed esterni nel settore dei grandi aerei civili, su cui coordinare ed esplorare approcci comuni e una cooperazione rafforzata. Sui primi l'obiettivo è uno screening di quegli investimenti il cui finanziamento è sostenuto da un'economia non di mercato, che possono portare all'appropriazione di tecnologie critiche. Sul secondo il focus è su joint venture e impianti di produzione in economie non di mercato per garantire che tali attività non siano influenzate da forze non di mercato, compreso il condizionamento del paese sui trasferimenti di tecnologia o posti di lavoro a scapito degli attori orientati al mercato;
  • Analisi congiunta di pratiche non di mercato, visto che alcune economie non riportano in modo trasparente tutte le sovvenzioni nazionali e forniscono un ampio sostegno al proprio settore dei velivoli civili attraverso investimenti azionari sovvenzionati, prestiti statali e acquisti diretti dallo stato. Stati Uniti e UE, invece, condivideranno le informazioni su tali sussidi e identificheranno i punti in cui è necessario un lavoro congiunto per chiarire l'entità del sostegno statale, con l'obiettivo di stabilire le basi per un'azione congiunta o parallela in futuro.

Dazi USA e Made in Italy

Al di là dei potenziali sviluppi anti-cinesi insiti nell’intesa, la sospensione dei dazi per 5 anni rappresenta un'immediata buona notizia per l’export italiano verso gli Stati Uniti. Il mercato statunitense, infatti, continua ad essere vitale per le esportazioni Made in Italy, soprattutto in un momento come questo, segnato dalla crisi economica causata dal Covid. La conferma, del resto, arriva anche dai dati. Nei primi undici mesi del 2020, infatti, l’export verso gli USA è aumentato del 5,2%, nonostante la pandemia.

Come è ormai noto, l’export italiano (soprattutto agroalimentare) era finito all’interno della black list di prodotti europei sottoposti ai dazi aggiuntivi decisi da Trump nell'ambito della disputa Airbus-Boeing che, nelle mani dell’ex presidente americano, era diventata a tutti gli effetti un tassello della guerra commerciale contro l’UE. E questo, nonostante il nostro Paese non abbia mai fatto parte del consorzio europeo Airbus finito in contenzioso con l’americana Boeing.

Nei mesi passati l'intervento del governo italiano aveva in qualche modo attutito il colpo, evitando che nella lista di prodotti europei soggetti a dazi finissero anche ulteriori prodotti, rispetto a quelli inseriti all’inizio dell’escalation. Ma come calcolato della associazioni di categoria, il costo per il Made in Italy è stato comunque elevato, aggirandosi sul mezzo miliardo di euro. E’ evidente, quindi, che la de-escalation avviata tra le due sponde dell'Atlantico avrà ottime ricadute anche per le nostre imprese.

Secondo il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, l’accordo è “un’ottima notizia e uno stimolo aggiuntivo alla ripresa economica e per il miglioramento delle esportazioni agroalimentari” visto che “gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco fuori dall'UE per il Made in Italy di settore”.