Bilancio UE post 2020 - De Castro, Parlamento non decidera' su riforma PAC

|Novità|21 febbraio 2019

Politica agricola comune - PACSarà il Parlamento UE che emergerà dalle elezioni europee di maggio, e non quello attuale, a decidere il futuro della Politica Agricola Comune (PAC) post 2020. Lo ha spiegato il primo vicepresidente della commissione Agricoltura del PE, Paolo De Castro.

PAC post 2020: negoziato da rifare dopo le elezioni europee?

La commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha deciso di non sacrificare il futuro della Politica Agricola Comune (PAC) 2021-2027 a causa dei tempi stretti di un negoziato condizionato dall'imminenza delle elezioni europee. Mentre il regolamento sull'Organizzazione comune di mercato potrebbe arrivare in plenaria ad aprile, gli eurodeputati hanno deciso che il regolamento orizzontale e quello sui Piani strategici nazionali si fermeranno in ComAgri, lasciando al prossimo Europarlamento la possibilità di ottenere risultati più ambiziosi nell'interesse degli operatori del settore.

Bilancio UE - le aspettative del Parlamento per la PAC post 2020

“Pur apprezzando l’incredibile lavoro svolto dai relatori e dai loro team, la posta in gioco è troppo elevata e i tempi sono troppo stretti per trovare soluzioni condivise sulle perplessità e sui timori che solleva il nuovo modello di PAC presentatoci dal commissario per l'Agricoltura Phil Hogan”, ha spiegato il primo vicepresidente della commissione Agricoltura Paolo De Castro.

Da una parte ci sono infatti le incertezze sul budget della PAC post 2020, che dipenderà dal negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e dall'esito ancora incerto della Brexit, ha ricordato.

Dall'altra, il nuovo modello di gestione della Politica Agricola, basato sui Piani strategici degli Stati membri, rischia di condurre a una rinazionalizzazione della PAC, da cui deriverebbero distorsioni di concorrenza all'interno del mercato unico e la perdita di competenze in materia agroalimentare da parte del Parlamento UE e delle regioni europee, che non sarebbero più responsabili dei Piani di sviluppo rurale (PSR). I Piani nazionali metterebbero, infatti, insieme il I e il II pilastro, e sarebbero gestiti a livello centrale dai Paesi UE.

Le regioni intanto, in vista del voto in ComAgri, hanno raccolto una lunga lista di richieste sul futuro della PAC, tra cui appunto il coinvolgimento degli attori locali nei Piani strategici nazionali e soprattutto nella governance dello sviluppo rurale, ha spiegato la coordinatrice della delegazione italiana al Comitato europeo delle regioni, Micaela Fanelli, intervenendo in audizione presso le commissioni riunite Agricoltura e Politiche dell’Unione europea della Camera.

Il principale aspetto critico riguarda però le risorse disponibili: il Comitato delle regioni si oppone alla riduzione del 28% del bilancio per lo sviluppo rurale all'interno della PAC post 2020 e all'aumento del cofinanziamento degli Stati membri.

Vi è poi il tema della flessibilità tra i pilastri, positiva se funzionale ad evitare il disimpegno automatico dei fondi UE, ma preoccupante se si prevede di trasferire a monte risorse dallo sviluppo rurale ai pagamenti diretti. Al contrario, ha detto Fanelli, lo sviluppo rurale dovrebbe essere rafforzato e gli Stati membri dovrebbero avere un margine di manovra più ampio per trasferire risorse dal I al II pilastro. Serve poi una soglia minima del 5% per i programmi Leader per consentire lo sviluppo delle iniziative locali, ha aggiunto.

Da aumentare, inoltre, il dialogo del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo sociale europeo (FSE) con il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che dovrebbe rientrare nel Regolamento sulle disposizioni comuni insieme agli altri fondi strutturali e di investimento europei.

In quest'ottica rientrerebbe anche l'adozione di un'agenda rurale e periurbana, su cui far convergere più fondi. Sul FESR la delegazione italiana ha ottenuto una dotazione del 5% (equivalente a circa 1,5 miliardi per l'Italia) dedicata alle aree rurali, che si accompagna al 10% ottenuto, sempre a valere sul FESR, per l'agenda urbana, ha ricordato Fanelli. Sono due dotazioni finanziarie di riserva importantissime, anche in considerazione della Strategia nazionale delle aree interne, ha aggiunto.

Vi sono poi una serie di priorità che la PAC dovrebbe promuovere, tra cui Fanelli ha citato la partecipazione delle donne, la riduzione del divario digitale nelle aree rurali, la promozione delle produzioni derivanti dalle tradizioni agricole, il contributo agli obiettivi dell'Agenda 2030 relativi all'accesso al cibo e al contrasto ai cambiamenti climatici, il sostegno specifico ai piccoli agricoltori e ai giovani.

La Proposta della Commissione per la PAC post 2020