La plenaria del Parlamento europeo conferma l'accordo parziale raggiunto a febbraio con il Consiglio sul Fondo europeo per la difesa 2021-2027. Fuori dall'intesa la dotazione del Fondo, che dipenderà dai negoziati sul prossimo Bilancio pluriennale dell'Unione.
Il via libera dell'Aula di Strasburgo al Fondo europeo per la difesa, con 328 voti a favore, 231 contrari e 19 astensioni, getta le basi per il proseguimento dello sperimentazione lanciata dalla Commissione nel giugno 2017 anche nella programmazione post 2020, con l'obiettivo di promuovere una base industriale della difesa innovativa e competitiva e di contribuire all'autonomia strategica dell'UE.
"Il Fondo contribuirà allo sviluppo congiunto di prodotti e tecnologie di difesa innovativi tramite la cooperazione tra industrie della difesa di diversi Stati membri, compresi quelli non ancora coinvolti in questo processo", ha spiegato il relatore Zdzisław Krasnodebski (ECR).
"Il Fondo europeo per la difesa rafforzerà la cooperazione europea incoraggiando gli investimenti congiunti e l'innovazione tecnologica nel settore. Ciò contribuirà a spendere i soldi dei contribuenti in modo più efficiente e garantirà all'Europa di beneficiare delle migliori tecnologie e attrezzature di difesa interoperabili. Promuovendo un'industria della difesa forte e innovativa, il Fondo rafforzerà l'autonomia strategica dell'Unione e la sua leadership tecnologica", ha dichiarato invece la commissaria per il Mercato interno, l'Industria, l'imprenditoria e le PMI, Elżbieta Bieńkowska, commentando il voto del PE.
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Il Fondo europeo per la difesa
Il Fondo si articola in due sezioni:
- una per la concessione di sovvenzioni destinate alla ricerca collaborativa in tecnologie e prodotti per la difesa innovativi, con una dotazione iniziale di 90 milioni di euro fino alla fine del 2019, interamente e direttamente a valere sul bilancio dell'Unione, nell'ambito dell'Azione preparatoria per la ricerca nella difesa;
- l'altra, denominata Programma di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP), per la concessione di incentivi affinché gli Stati membri cooperino nello sviluppo congiunto e nell'acquisizione di tecnologie e materiali di difesa, con un cofinanziamento, a titolo del bilancio dell'UE, di 500 milioni di euro per il 2019 e il 2020.
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Nell'ambito delle sue proposte per il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 la Commissione ha confermato lo strumento, assegnandogli 13 miliardi di euro, di cui 4,1 miliardi per il finanziamento diretto di progetti di ricerca e 8,9 miliardi per integrare gli investimenti industriali e lo sviluppo di capacità.
Cosa prevede l'accordo sul Fondo post 2020
Come per le altre politiche settoriali, le istituzioni UE hanno deciso di escludere dal tavolo del negoziato la questione del budget del Fondo e alcune questioni orizzontali che dipendono dal confronto tra gli Stati membri sul QFP post 2020.
Dal momento che l'obiettivo più realistico sembra essere al momento il raggiungimento di un accordo sulla dotazione del prossimo bilancio UE nell'autunno del 2019, Commissione, Europarlamento e Consiglio si sono concentrati solo sui meccanismi di funzionamento del Fondo europeo per la difesa 2021-2027 e sui criteri di accesso ai finanziamenti UE, raggiungendo un accordo su alcuni elementi chiave, ora confermati dal voto della plenaria.
In particolare:
- il Fondo sosterrà l'intera fase di sviluppo industriale, dalla ricerca allo sviluppo di prototipi fino alle certificazioni;
- il Fondo finanzierà progetti collaborativi di ricerca principalmente attraverso sovvenzioni;
- oltre alla fase di ricerca e progettazione, finanziabile fino al 100%, il bilancio dell'UE sarà disponibile per integrare gli investimenti degli Stati membri cofinanziando i costi connessi allo sviluppo di prototipi (fino al 20%) e alle conseguenti attività di collaudo, qualificazione e certificazione (fino all'80%);
- il Fondo incentiverà i progetti che prevedano la partecipazione transfrontaliera alla filiera della difesa di numerose PMI e imprese a media capitalizzazione offrendo tassi di finanziamento più elevati;
- i progetti nel contesto della cooperazione strutturata permanente europea (PESCO), se ammissibili, potranno ricevere un'ulteriore maggiorazione del cofinanziamento del 10%, ma il finanziamento non sarà automatico;
- i progetti saranno definiti in base alle priorità di difesa concordate dagli Stati membri nel quadro della Politica estera e di sicurezza comune, in particolare nel contesto del Piano di sviluppo delle capacità (CDP), ma potranno anche essere prese in considerazione priorità regionali e internazionali, ad esempio nel quadro della NATO;
- di norma saranno ammissibili solo i progetti collaborativi che coinvolgano almeno tre soggetti idonei provenienti da almeno tre Stati membri o paesi associati;
- una quota della dotazione di bilancio compresa tra il 4% e l'8% sarà destinata all'innovazione dirompente e ad alto rischio, che darà impulso alla leadership tecnologica e all'autonomia di difesa dell'Europa a lungo termine.
Il compromesso include anche un altro tema particolarmente importante: la partecipazione da parte di soggetti extra UE. In linea di principio solo i soggetti stabiliti nell'Unione o nei paesi associati che non sono controllati da paesi terzi o da soggetti giuridici di paesi terzi saranno ammissibili al finanziamento. Le controllate di società di paesi terzi con sede nell'UE potranno, in via eccezionale, essere ammissibili al finanziamento a determinate condizioni, per garantire che gli interessi di sicurezza e di difesa dell'UE e degli Stati membri non siano messi a repentaglio.
I soggetti stabiliti al di fuori dell'UE non riceveranno quindi alcun finanziamento dell'UE, ma potranno partecipare ai progetti di cooperazione. L'UE non esclude quindi nessuno dal Fondo europeo per la difesa, ma fissa condizioni per ricevere finanziamenti simili a quelle cui le imprese dell'Unione sono soggette sui mercati dei paesi terzi.
I negoziati sulla dotazione del Fondo, invece, riprenderanno nella prossima legislatura.