Porti - via alla riforma, meno autorita' e procedure semplificate

|Novità|19 gennaio 2016

In arrivo il decreto chiave della cura dell’acqua di Graziano Delrio. Tra gli obiettivi, rendere più efficace la catena dei finanziamenti

Author: HKmPUA / photo on flickr

Una ristrutturazione massiccia del sistema portuale italiano, che cambia anche la catena di gare e finanziamenti. E’ questo lo spirito della riforma che andrà in Consiglio dei Ministri domani: creare un sistema di “hub”, distretti che accorperanno le strutture attualmente esistenti. In questo modo, oltre a ridurre il numero di consiglieri di amministrazioni, si punta a dare un coordinamento maggiore ai porti italiani, con consultazioni in fase di definizione dei piani infrastrutturali e di spesa delle risorse. Senza dimenticare la questione procedurale: per rispondere alle esigenze delle imprese, è in arrivo lo sportello unico che si occuperà di tutte le autorizzazioni e i procedimenti, a partire da quelli doganali.

La cura dell'acqua

La riforma è il perno di quella che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio chiama da mesi “la cura dell’acqua”. Il sistema attuale è troppo frammentato e, attraverso una concorrenza interna eccessiva, ha prodotto uno sviluppo scarso per molti porti italiani. Si parte, allora, dalla riduzione delle autorità portuali, fino a 15 dalle attuali 24: avranno il compito di dettare la strategia per i 50 porti italiani, dando linee guida e coordinandosi al loro interno.

I 15 hub

Quindi, sopravvivono i porti collocati da Bruxelles nella rete europea delle infrastrutture strategiche. L’elenco comprende tutte le strutture maggiori del paese: Gioia Tauro, Taranto, Napoli, Civitavecchia, Piombino, Genova, Ancora, Venezia, Trieste. Gli accorpamenti metteranno insieme all’interno degli hub i porti vicini, per ridurre la frammentazione: ad esempio in Campania Salerno e Napoli saranno accorpate, in Toscana avranno lo stesso destino Livorno e Piombino, mentre in Sicilia toccherà a Palermo e Trapani, in Liguria a Genova e Savona.

Anche se, su molte di queste fusioni, sarà battaglia fino all’ultimo con Regioni ed enti locali che, in molti casi, faranno resistenza. Casi come quello della Toscana o della Puglia, dove sono accorpati Bari, Taranto, Brindisi e Manfredonia, potrebbero essere oggetto di revisione in ogni momento. Senza contare che, per alcuni, il processo di accorpamento sarebbe dovuto andare ancora oltre, scendendo sotto le dieci autorità.

Semplificare procedure e finanziamenti

L’idea fondamentale, a valle di questo nuovo sistema, è sbloccare finanziamenti e pianificazioni dei porti, dal momento che queste nuove autorità avranno competenze molto estese per le strutture di cui sono responsabili. Potranno redigere i piani regolatori portuali, si occuperanno della pianificazione infrastrutturale e delle concessioni. In pratica, tutta la gestione della politica industriale dei porti sarà concentrata a un livello più alto, per assicurare una spesa più rapida delle risorse.

La governance

Un passaggio fondamentale viene dedicato alla governance e alle procedure. Al posto degli attuali Comitati (composti anche da 30 membri) ci saranno consigli di amministrazione di soli 4 o 5 componenti. Alla loro testa, sarà formato un Tavolo di partenariato della risorsa mare, che raggrupperà tutti gli stakeholder e avrà compiti di coordinamento. Sul fronte amministrativo, invece, ci sarà la creazione di uno sportello unico: avrà il compito di gestire in modo più semplice gli adempimenti in materia doganale e tutte le altre procedure a carico delle imprese.