Il Senato ha approvato in via definitiva la legge delega che recepisce in Italia le direttive europee in materia di appalti
C’è voluto più di un anno, ma alla fine la prima fase del recepimento delle direttive europee in materia di appalti è stato completato. Il Senato ha appena approvato in via definitiva la legge delega di riforma del settore dei contratti pubblici. Un passaggio fondamentale che, però, non è l’ultimo. Adesso andrà licenziato un decreto legislativo che riempirà di contenuti i 73 criteri della legge delega. Arriverà entro il 18 aprile, attuando una serie di novità fondamentali: maggiori poteri all’Anac, più attenzione alle Pmi, qualificazione delle imprese, revisione del sistema del partenariato pubblico privato e delle concessioni.
L’approvazione in terza lettura ha confermato un testo sul quale si sta lavorando dallo scorso novembre, quando il Governo ha presentato la sua versione del Ddl delega. Una versione che, con il tempo, è stata modificata in maniera consistente, principalmente nel primo passaggio al Senato ma anche in quello successivo alla Camera. Alla fine, i criteri che orienteranno la scrittura dei decreti attuativi sono saliti fino a quota 73.
Più poteri all'Anac
Il tratto più caratteristico del nuovo testo è, senza dubbio, la grande quantità di poteri che viene affidata all’Anac di Raffaele Cantone. L’Autorità anticorruzione diventa il perno del nuovo sistema degli appalti pubblici. Avrà compito di vigilare sulle stazioni appaltanti, migliorando la loro formazione, ma anche di selezionare i commissari di gara nel caso di offerte economicamente più vantaggiose. Senza contare la grande responsabilità che avrà di gestire il mercato tramite la soft law: le sue indicazioni saranno decisive in fase di applicazione di tutte le norme.
Pmi e pagamenti diretti
Ma non è la sola novità importante. Il testo dà molto spazio anche alle imprese piccole e medie, che incamerano una serie di tutele inedite. Soprattutto, viene protetta la rete dei subappaltatori, tramite un nuovo meccanismo di pagamento diretto da parte della stazione appaltante in caso di subappalto. Non sarà più necessario, cioè, passare dall’impresa appaltatrice principale. Vengono anche introdotte tutele a favore delle piccole imprese più vicine al luogo in cui viene attivato un bando.
Ancora, un ampio capitolo viene dedicato al partenariato pubblico privato, con regole più forti per garantire la sottoscrizione di più contratti che coinvolgano i privati nei finanziamenti delle opere pubbliche. Ma anche una maggiore attenzione alla redazione dei piani economico finanziari e al trasferimento del rischio operativo. Sul fronte delle concessionarie, viene affrontata la delicatissima questione dei lavori in house, che andranno per almeno l’80% sul mercato.
Pa e imprese
Si parla anche di stazioni appaltanti, che dovranno diventare di meno. E, soprattutto, dovranno essere più qualificate. Il principio della delega è che il sistema dovrà favorire la concentrazione delle pubbliche amministrazioni, anche attraverso la nascita di maxi centrali di committenza: in questo modo i centri di costo saranno più facilmente gestibili e potranno mettere in atto operazioni più complesse. Dall’altro lato, cambierà il sistema di qualificazione delle imprese. Resteranno in vita le società di attestazione, ma saranno sottoposte a una robusta riforma. E verranno puntellate con elementi di qualificazione innovativi, come i criteri reputazionali, che fotografano in maniera dinamica il curriculum delle imprese.
Via al decreto di attuazione
Chiuso il percorso del ddl delega, adesso si apre la partita del decreto di attuazione. La legge darebbe al Governo la possibilità di recepire la riforma con due decreti, uno ad aprile e l’altro a luglio. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio ha però già fatto sapere di essere intenzionato ad approvare un solo testo, entro aprile: sarà il nuovo Codice. Entro un anno, poi, l’esecutivo potrà varare un decreto correttivo e il regolamento di attuazione, concordato tra ministero delle Infrastrutture e Anac. Il complesso delle nuove norme, comunque, sarà leggero: non più di 200 articoli in totale.