Alla cabina di regia del 6 dicembre con le Regioni, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha proposto di istituire un tavolo per costruire insieme il decreto che andrà a regolare la riforma della Politica di Coesione prevista nella nuova versione del PNRR.
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L'inserimento della riforma della Politica di Coesione come milestone del PNRR ha l'obiettivo di accelerare l'utilizzo delle risorse, portando a compimento il disegno di Fitto di una programmazione congiunta, fortemente accentrata in capo a Palazzo Chigi, dei fondi strutturali europei, del Fondo sviluppo e coesione (FSC) e del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la possibilità di trasferire le risorse da un contenitore all'altro, in base a esigenze relative ai tempi di realizzazione degli interventi e/o alla loro coerenza con i vincoli di ciascuno strumento, che si tratti della concentrazione tematica del FESR, della quota dell'80% al Sud del FSC o del DNSH del PNRR.
Un'operazione, quella dell'inserimento della riforma nel PNRR, che, come ricostruito nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore, sarebbe stata studiata anche per aggirare le obiezioni della commissaria europea alla Coesione Elisa Ferreira, che in effetti nei mesi scorsi ha sempre frenato le ambizioni del ministro Fitto, sottolineando la natura place-based della Politica di Coesione dell'UE e la necessità di rispettare il principio di partenariato e quindi di assicurare il coinvolgimento dei territori nella programmazione oltre che gestione delle risorse. Una preoccupazione condivisa dai presidenti delle Regioni, che a fronte di un PNRR calato dall'alto, hanno sempre potuto contare sulla facoltà di programmare autonomamente i fondi strutturali europei loro assegnati nell'ambito dell'Accordo di partenariato e su un maggiore protagonismo nelle scelte in materia di FSC e Contratti istituzionali di sviluppo (CIS).