Fondi europei 2021-27: le critiche delle Regioni all'Accordo di partenariato

|Novità|16 settembre 2021

Photocredit: Lukasz Kobus - Source: EC - Audiovisual ServicePer la Conferenza delle Regioni, la bozza dell'Accordo di partenariato 2021-2027 oggetto di negoziato con Bruxelles non garantisce una visione unitaria delle risorse delle Politica di coesione, che tenga insieme fondi UE e FSC, e un adeguato coordinamento con le risorse del Recovery Plan.

Fondi europei 2021-27: lavori in corso sul nuovo Accordo di partenariato

La posizione sull'Accordo di Partenariato per la programmazione dei fondi europei per il ciclo 2021-2027 è stata approvata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e trasmessa dal suo presidente, Massimiliano Fedriga, alla ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna, che nel mese di luglio ha illustrato la bozza inviata alla Commissione il 23 giugno scorso.

Secondo le Regioni, il documento che consentirà di utilizzare circa 83 miliardi di fondi europei – tra Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo Plus (FSE+), Just Transition Fund (JTF) e Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (FEAMPA) – e relativo cofinanziamento nazionale, non chiarisce il rapporto tra fondi strutturali e risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC), tra le politiche di coesione 2021-2027 e gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e tra la programmazione nazionale e quella regionale. Il rischio, si legge nel documento, è “una reale e consistente possibilità di sovrapposizione delle azioni e, soprattutto, di concentrazione e di appesantimento degli oneri amministrativi per le strutture regionali”.

Criticità che, espresse in dettaglio, ostacolano il raggiungimento di un'intesa in Conferenza unificata entro questo mese come auspicato dalla ministra Carfagna, necessaria per procedere all'approvazione del CIPESS e all'invio a Bruxelles.

I fondi europei a disposizione dell'Italia nel settennato 2021-27

Perché l'Accordo di partenariato 2021-27 non convince le Regioni

Il primo problema segnalato dalla Conferenza delle Regioni riguarda il legame tra la programmazione dei fondi strutturali europei e gli interventi finanziati dal Recovery e dal Fondo complementare al PNRR. La richiesta è di individuare delle modalità di coordinamento tra PNRR e programmazione europea, sfruttando il ruolo dei comitati interministeriali previsti dal decreto Semplificazioni (dl 77-2021) e prevedendo al loro interno e nei gruppi di lavoro tecnici che avranno il ruolo istruttorio per le decisioni finali anche una rappresentanza delle Regioni.

Circa l'Accordo di partenariato in senso stretto, invece, le Regioni chiedono di conoscere meglio l’assetto e i contenuti dei Programmi operativi nazionali, in modo da orientare la programmazione regionale evitando duplicazioni o sovrapposizioni tra POR e PON e perseguendo una pianificazione finanziaria sostenibile.

La programmazione dei fondi europei dovrebbe poi garantire flessibilità e capacità di adattamento ai vari contesti territoriali di riferimento: nel mirino ci sono alcune indicazioni specifiche contenute nella bozza di Accordo che focalizzano alcune tipologie di intervento e azione su alcuni contesti territoriali in maniera rigida e rischiano di complicare l'attuazione degli interventi, tanto più in assenza di un preliminare processo di condivisione con le Regioni. In questo quadro si collocano anche le preoccupazioni circa il riparto tra le risorse FESR e FSE+ che le Regioni e le Province autonome vogliono avere facoltà di modificare per rispondere meglio alle esigenze specifiche delle diverse realtà territoriali.

Parallelamente, le amministrazioni regionali ritengono determinante conoscere, non solo in termini di dotazione finanziaria e di principi di riparto, ma relativamente agli interventi previsti, anche i Piani finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione recentemente disciplinati dal CIPESS e chiedono di poter utilizzare le risorse FSC e del cofinanziamento statale per sviluppare Programmi complementari ai PON e ai POR cofinanziati dai fondi UE, come già sperimentato nei cicli 2007-2013 e 2014-2020.

Tra gli obiettivi delle Regioni ci sono anche un maggiore utilizzo delle possibilità di combinazione dei diversi fondi, ad esempio tra il FESR e il FSE+ e le risorse FEASR nell'ambito della PAC, che potrebbero sostenere la cooperazione territoriale e i progetti integrati territoriali. Analogamente dovrebbe essere sviluppata una programmazione coordinata tra l’Obiettivo investimenti in favore della crescita e dell'occupazione (ICO) e l’Obiettivo della cooperazione territoriale europea (CTE) che valorizzi l’apporto specifico e distintivo delle componenti Interreg, sfruttando anche le sinergie con i programmi a gestione diretta facilitate dal nuovo quadro regolamentare, che potrebbero rilevarsi particolarmente utili per le strategie macro-regionali e di bacino marittimo.

Prima di passare al dettaglio delle proposte per i singoli obiettivi, il documento delle Regioni si sofferma infine sul tema del rafforzamento delle capacità delle PA impegnate nella gestione dei fondi: in assenza di un obbligo regolamentare e di una indicazione vincolante da parte della Commissione - chiedono - i Programmi di rigenerazione amministrativa (PRA) dovrebbero essere facoltativi per le singole Amministrazioni interessate.

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Fondi europei 2021-27: 56 miliardi ai POR e il resto ai PON

La proposta di programmazione delle risorse contenuta nella bozza di Accordo di partenariato assegna i due terzi dei fondi ai Programmi regionali (POR), mentre il resto andrà ai Programmi operativi nazionali (PON), ridotti da 13 a 10 su sollecitazione della Commissione UE.

La ratio della scelta risiede nella volontà di “mantenere e potenziare le esperienze migliori del ciclo 2014-2020”, unita però all'obiettivo di introdurre anche “nuove importanti iniziative, come il PON Salute, fortemente voluto dalla ministra per contribuire a colmare i deficit della sanità meridionale”.

Anche se i dettagli non sono ancora definitivi ma oggetto di confronto con la Commissione, i PON previsti nel testo dell'Accordo inviato a Bruxelles sono:

  • Il PON Salute (un Programma inedito) che avrà una dotazione di 625 milioni di euro ed è volto a superare le disparità territoriali e sociali attraverso il contrasto alla povertà sanitaria e il rafforzamento di medicina di genere, prevenzione e tutela delle persone con disagio psichico, in particolare tra le fasce più vulnerabili nelle regioni meno sviluppate;
  • Il PON Innovazione, ricerca e competitività per la transizione verde e digitale che potrà contare su oltre 5,6 miliardi di euro e comprenderà anche azioni rilevanti in materia energetica;
  • Il PON Cultura che avrà una dotazione di circa 650 milioni di euro per rivitalizzare i luoghi della cultura e altri spazi nelle regioni meno sviluppate;
  • Il PON Metro Plus, che potenzia l’analoga esperienza del ciclo precedente e la estende anche alle città medie del Mezzogiorno, guardando in particolare al miglioramento della qualità della vita in periferie e aree marginali, e che gestirà circa 2,9 miliardi di euro;
  • Il PON Sicurezza e legalità che avrà una dotazione di circa 580 milioni di euro per contrastare attività criminali e illecite e rafforzare i presidi di sicurezza, al fine di tutelare lo sviluppo di territori e attori economici;
  • Il PON Scuola e competenze che potrà contare su oltre 3,8 miliardi di euro per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica, in particolare al Sud;
  • Il PON Inclusione e povertà che proseguirà l'opera di avvio di servizi con caratteristiche e standard omogenei su tutto il territorio nazionale, estendendo l'intervento anche a minori in condizioni di disagio, anziani non autosufficienti e disabili. In questo caso la dotazione è di oltre 4,1 miliardi di euro (da consolidare a regime con risorse ordinarie);
  • Il PON Giovani, donne e lavoro che gestirà circa 1,3 miliardi di euro per sostenere la creazione di nuova occupazione "di qualità", soprattutto giovanile e femminile;
  • Il PON Capacità per la coesione che avrà una dotazione di circa 1,3 miliardi di euro ed è rivolto al reclutamento di alte professionalità a tempo determinato, destinate al potenziamento delle strutture impegnate nella gestione dei fondi di coesione.
  • Il Just Transition Fund per l'attuazione del programma europeo, rivolto in Italia alla decarbonizzazione delle aree di Taranto e del Sulcis Iglesiente, che avrà a disposizione circa 1,2 miliardi di euro.

Le regioni meridionali riceveranno complessivamente, tra risorse europee e cofinanziamento nazionali, oltre 54 miliardi, ai quali si aggiungono 1,2 miliardi del Just Transition Fund, per un totale di circa 56 miliardi di euro.

Bozza di Accordo di Partenariato 2021-2027

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