Gli eurodeputati chiedono di finirla con l’economia del "Prendi-Fai-Smaltisci" e che il piano europeo per l’economia circolare imponga obiettivi vincolanti al 2030 per l'uso dei materiali e l'impronta ecologica dei consumi.
Il piano d’azione per l’economia circolare presentato dalla Commissione europea nel marzo 2020 indica il concetto di circolarità come “strumentale” per raggiungere l’obiettivo UE di neutralità climatica entro il 2050, indicando una serie di misure relative all'intero ciclo di vita dei prodotti.
Parte integrante del Green Deal europeo, il piano include regole per progettare i prodotti con un maggiore impiego di materie prime riciclate e per durare più a lungo, più facili da riutilizzare, riparare e riciclare.
Ma per il Parlamento europeo si può fare di più e servono obiettivi vincolanti a livello europeo per il 2030 per l'uso dei materiali e l'impronta di consumo, che coprano l'intero ciclo di vita di ciascun prodotto immesso sul mercato UE.
Cosa prevede il piano d’azione UE per l’economia circolare
La Commissione agisce su più fronti: da un lato, evitare del tutto i rifiuti e trasformarli in risorse secondarie di alta qualità; dall’altro, agire a monte, per impedire che prodotti non sostenibili entrino nel mercato europeo.
L’azione a monte riguarda la progettazione dei prodotti, che dovranno essere pensati per durare più a lungo, essere più facili da riutilizzare, riparare e riciclare e incorporare il più possibile materiale riciclato anziché materia prima primaria.
Il single-use sarà quindi limitato, e parallelamente Bruxelles agirà sulla cosiddetta “obsolescenza programmata”, vietando anche la distruzione di beni durevoli invenduti.
L’azione “a valle” riguarda invece i consumatori, che avranno accesso a informazioni affidabili sulla durata e riparabilità dei prodotti, introducendo un vero “diritto alla riparazione”.
Focus sui settori che utilizzano più risorse e in cui il potenziale di circolarità è elevato.