Il Governo punta ad allargare il raggio di azione di due strumenti a sostegno del Mezzogiorno: l'incentivo Resto al Sud e il credito di imposta per gli investimenti. A lavoro anche sulla riduzione del cofinanziamento nazionale ai fondi europei.
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Estensione ai professionisti dell'incentivo Resto al Sud, attualmente dedicato solo a chi avvia attività di impresa nelle Regioni meridionali, e accesso al credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno anche in caso di progetti che non rientrano nella Strategia di specializzazione intelligente. Sono le ipotesi su cui è al lavoro la ministra Barbara Lezzi, mentre sembra concretizzarsi la riduzione del cofinanziamento nazionale ai fondi UE.
Resto al Sud per i professionisti
La prima novità potrebbe essere inserita nella prossima legge di Bilancio ed è stata anticipata dalla ministra nel corso di un convegno organizzato dal Collegio nazionale degli agrotecnici ed agrotecnici laureati.
L'Esecutivo vorrebbe ampliare la platea dei destinatari di Resto al Sud, l'incentivo riservato ai giovani età compresa tra i 18 e i 35 anni (36 anni non ancora compiuti), residenti in una delle regioni meno sviluppate o in transizione - Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia – o pronti a trasferirvi la residenza entro 60 giorni dall’eventuale esito positivo della valutazione (120 giorni per chi risiede all’estero).
Attualmente l'agevolazione finanzia l'avvio di imprese nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; fornitura di servizi alle imprese e alle persone; servizi al turismo.
L'ipotesi del Governo è quella di estendere la misura alle attività libero professionali, finora escluse insieme alle attività agricole e al commercio. In più, ha anticipato la ministra Lezzi, l'Esecutivo potrebbe decidere di portare l'età massima a 45 anni.
Bonus per tutti gli investimenti al Sud
L'altra novità in arrivo riguarda il credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali destinati a strutture produttive del Mezzogiorno.
Attualmente al finanziamento dello strumento contribuisce anche il Programma operativo nazionale “Imprese e competitività” 2014-2020, a condizione le PMI beneficiarie abbiano effettuato un investimento di almeno 500 mila euro e riconducibile agli ambiti applicativi della Strategia nazionale di specializzazione intelligente, con esclusione delle sole attività economiche del settore agricoltura, silvicoltura e pesca.
Secondo quanto anticipato da Il Sole 24 Ore, nel corso della visita in Italia della commissaria per lo Sviluppo regionale Corina Cretu, il Governo avrebbe raggiunto un accordo con la Commissione per eliminare questo vincolo dai fondi europei. Anche la dotazione a valere sul PON Imprese, quindi, potrebbe essere utilizzata per agevolare tutte le tipologie di investimenti e non solo quelle che rientrano nella S3.
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Riduzione cofinanziamento nazionale ai fondi UE
L'intesa sul credito d'imposta per il Sud dovrebbe essere formalizzata questa settimana e contribuirebbe ad accelerare la spesa dei fondi europei 2014-2020.
Allo stesso obiettivo mira un'altra richiesta presentata dall'Italia alla Commissione, quella di ridurre il tasso di risorse nazionali destinate ai Programmi operativi supportati dall'UE, aumentando così il tasso di cofinanziamento europeo corrispondente. Nei giorni scorsi Bruxelles ha fatto sapere di stare analizzando la lettera italiana e il tema è stato discusso anche dalla commissaria Cretu con la ministra Lezzi.
Le Regioni interessate dovrebbero comunicare entro il 15 ottobre l'intenzione di partecipare alla rimodulazione dei fondi, che però rischia di scontentare le amministrazioni più virtuose, pronte a centrare i target di fine anno senza rischio disimpegno e preoccupate del dirottamento di risorse nazionali ora riservate ai POR su altre priorità del Governo centrale.
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