Piano Juncker, ma anche strumenti come i PIR e i minibond. Le Pmi italiane sfruttano i nuovi meccanismi di finanziamento, ma resta ancora un potenziale inespresso sul mercato.
E’ quanto viene fuori da un’analisi delle nuove forma di finanziamento a disposizione delle piccole e medie imprese in Italia. Il Piano Juncker sta svolgendo la funzione per la quale era stato immaginato: la pecca principale, per adesso, riguarda alcuni settori, come le nuove energie.
Bene stanno andando anche alcune forme innovative di finanziamento, come i nuovi PIR. Ma anche i minibond, dopo anni di rodaggio, si stanno affermando. Eppure, resta da testare il potenziale di altri strumenti, come il crowdfunding e il peer-to-peer lending. E resta sempre sullo sfondo il venture capital.
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L'analisi del Piano Juncker
Partiamo proprio dalla piattaforma della Commissione europea. Complessivamente, le ultime stime di Bruxelles dicono che il piano Juncker ha mobilitato finora oltre 225 miliardi di euro di investimenti, conteggiando l’effetto leva.