#BandiBassotti è l'hashtag della campagna social lanciata da ACTA contro l'esclusione delle Partite Iva dai fondi Ue
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Nonostante sia garantito dalle norme europee e confermato dalla legge di Stabilità 2016, il principio della non discriminazione dei professionisti nei bandi pubblici per l'accesso ai fondi europei non trova piena attuazione. Per questo l'Associazione italiana dei professionisti indipendenti (ACTA) invita a denunciare le Regioni che escludono autonomi e freelance con l'ashtag #BandiBassotti.
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Al via le segnalazioni contro i bandi discriminatori
“Le norme europee prevedono che tutti i freelance abbiano accesso ai fondi comunitari, la legge di Stabilità ha riaffermato questo principio, eppure come associazione riceviamo segnalazioni di bandi discriminatori”. Comincia così l'appello di ACTA contro l'esclusione di professionisti e autonomi nei bandi delle Regioni a valere sui Programmi operativi dei fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020.
In effetti, la Commissione europea qualifica come impresa qualsiasi entità, indipendentemente dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un'attività economica e il Regolamento (CE) n. 1303 del 17 dicembre 2013 ammette l’accesso al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), al Fondo sociale europeo (FSE), al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) da parte di tutti i professionisti esercenti attività economiche, “indipendentemente dall’iscrizione in albi, elenchi, liste”.
Nonostante il disegno di legge per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale collegato alla legge di Stabilità 2016 abbia previsto l'adeguamento dell'Italia a questo orientamento, i bandi delle Regioni continuano in molti casi a richiedere l'iscrizione al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio o ad un albo professionale.
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Un comportamento che ACTA invita a denunciare attraverso la campagna social, utilizzando l'indirizzo [email protected]. L'obiettivo, spiega l'associazione, è “ricostruire una vera e propria mappa delle Regioni che continuano a discriminare i lavoratori autonomi” per poi individuare quelle verso le quali procedere con un ricorso formale.