Con la roadmap pubblicata nel mese di marzo 2011, la Commissione europea ha posto l'obiettivo di decarbonizzare l'economia europea entro il 2050. Un traguardo ambizioso che richiede investimenti per la promozione delle rinnovabili e dell'efficienza energetica, ma anche un sistema innovativo transnazionale di trasmissione dell'energia, che integri le fonti pulite con quelle tradizionali e supporti la riduzione dei consumi.
Alla "Roadmap for moving to a competitive low carbon economy in 2050" ha fatto seguito, il 12 aprile scorso, un'ulteriore comunicazione della Commissione, "Smart Grids: from innovation to deployment".
Il documento sostiene che senza ottimizzare le reti e i sistemi di misurazione attuali, la produzione di energia da fonti rinnovabili arriverà a un punto di stallo, la sicurezza delle reti e degli approvvigionamenti sarà compromessa e non sarà possibile migliorare la regolazione dei consumi per ottenere un maggiore risparmio energetico.
Due sono le grandi questioni da sciogliere perché la realizzazione e la diffusione di queste innovazioni diventi realtà.
Da una parte c'è il nodo risorse. Secondo la tabella di marcia Energia dell'UE per il 2050, gli investimenti sulla rete richiederanno fra il 2011 e il 2050 una cifra compresa tra 1.500 e 2.200 miliardi di euro.
All'interno di queste opere vanno inclusi anche i contatori intelligenti, fondamentali per consentire ai consumatori di ridurre gli sprechi, le emissioni di carbonio e l'importo delle bollette. Strumenti di cui dispone ad oggi solo il 10% delle famiglie dell'UE - nonostante la direttiva Elettricità e il Terzo pacchetto Energia li prevedano entro il 2020 presso l'80% delle case europee.
Parte di queste risorse dovrebbe essere assicurata dai governi nazionali, restii, in tempi di crisi, ad attivare investimenti i cui vantaggi saranno visibili solo nel medio-lungo termine e considerazioni analoghe valgono anche per gli investitori privati.
Nel breve termine, però, la mancanza di fondi potrebbe influenzare negativamente la capacità delle reti, alle prese con lo sviluppo di fonti variabili quali solare e eolico e quindi con il problema dello stoccaggio dell'energia prodotta, e con il venir meno, negli Stati membri che ne hanno decretato l'abbandono, del nucleare.