Nonostante il clima di incertezza, l'Italia può sfruttare l'emergenza sanitaria come opportunità per dare vita a riforme ed investimenti attesi da anni sfruttando le risorse del Recovery Fund. Un primo passo è stato inviare a Bruxelles oltre 40 proposte-richieste di supporto tecnico, per realizzare altrettante riforme funzionali al Recovery plan nazionale.
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Per cogliere l'enorme opportunità del pacchetto per la ripresa dal Covid Next Generation EU servono riforme puntuali e ben delineate nel Recovery Plan nazionale. Su questo aspetto insiste anche il commissario UE all'Economia, Paolo Gentiloni, che nei giorni scorsi ha affermato: "se si fronteggia la crisi senza lavorare per il futuro non verranno erogate risorse".
Per una migliore capacità di utilizzo dei fondi europei, sia di quelli gestiti a livello nazionale che di quelli destinati alle regioni, l'Italia ha inviato alla Commissione europea oltre 40 richieste di supporto tecnico per definire le riforme strategiche funzionali al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Fondi europei: supporto tecnico per le riforme dell'Italia
"I Paesi UE dovranno lavorare su riforme a favore delle transizioni verdi e digitali, del benessere sociale, della pubblica amministrazione, degli investimenti nel business. In Italia ci si dovrebbe concentrare anche sul tema della giustizia", ha spiegato Mario Nava, dal 1° giugno scorso alla guida della nuova Direzione generale per il supporto alle riforme della Commissione europea.
Questa nuova Dg è nata dallo sviluppo di un programma di sostegno di Bruxelles rivolto a Grecia e Cipro nel 2013, che poi è stato esteso a tutti gli Stati membri che lo richiedono per attuare riforme specifiche. L'Esecutivo europeo, quindi, seleziona i progetti da supportare tecnicamente, una funzione che potrà svolgere anche per i progetti contenuti nei Recovery Plan.
Negli ultimi anni sono state sviluppate migliaia di iniziative che hanno riguardato tutti i Paesi europei. Tra questi anche uno su Genova, con cui "si è chiesto sostegno per un progetto su un manuale per una mobilità resiliente. Noi non diamo fondi, ma forniamo l'expertise e il sostegno di funzionari della Commissione, di altri Paesi UE o di organizzazioni internazionali", ha sottolineato Nava.