Fondi per l'editoria: si cambia rotta. Tornano i finanziamenti per un settore in grave difficoltà; in tempi di vacche magre, però, dovranno essere rivisti i criteri per la loro erogazione, escludendo i meccanismi a pioggia. ''Tra pochi giorni il governo adotterà atti amministrativi per rifinanziare il fondo per l'editoria'' ha annunciato oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Peluffo, durante un convegno al Senato.
"La volontà è quella di intervenire in tempi rapidi, ma nello stesso tempo vanno rivisti i criteri per l'erogazione in modo da spingere le aziende al risparmio e alla selettività e verso le dimensioni giuste per vendere'', spiega Peluffo che aggiunge: "Non ci saranno più finanziamenti per copie di giornali che non si vendono.
Si va verso l'idea di calcolare le copie effettivamente vendute, i criteri di occupazione di poligrafici e giornalisti, di guardare agli investimenti per l'editoria on line". Il governo, ribadisce il sottosegretario, "è consapevole della necessità di rifinanziare urgentemente il fondo per l'editoria e i dicasteri interessati, dal Tesoro allo Sviluppo economico, sono sensibilizzati in questa direzione". In questo momento "c'è poco denaro e dobbiamo sentire forte la responsabilità dell'impiego di soldi pubblici", sottolinea Peluffo, che in merito ai tempi e alla tipologia di intervento dichiara: "Non so dire né quando né in quale misura ci sarà, ma non appena avrò elementi in proposito - conclude - chiederò di essere audito dalle commissioni competenti".
Alle sovvenzioni pubbliche il giornalista di Panorama Marco Cobianchi ha dedicato più di un capitolo del suo libro "Mani bucate", dell'autunno 2011, edito da Chiare Lettere. In un capitolo intitolato "Informazione assistita", Cobianchi afferma: "L'effetto pratico delle provvidenza all'editoria è molto semplice: quando si compra un giornale sussidiato lo si paga due volte, la prima con le tasse, la seconda quando lo si acquista. I soldi sono stati distribuiti prendendo a riferimento due dati: il numero di copie, indipendentemente da quante se ne vendono e i costi sostenuti dalla testata per produrre il giornale. Perciò l'importante non è vendere copie, ma stamparne tantissime."
Soldi all'editoria
Nel suo utile libro Cobianchi riporta che i soldi all'editoria italiana arrivano attraverso fiumi e fiumiciattoli che trascinano centinaia di milioni di denaro pubblico. Quanti milioni? Tanti? Nel 2006 il sottosegretario del governo Prodi, Ricardo Franco Levi, ha parlato di 540-550 milioni di euro. Per la FIEG sarebbero solo 450 milioni. L'Antitrust alza la stima a 490 milioni.
I finanziamenti cash si dividono in quelli per le cooperative di giornalisti, quelli controllati da cooperative, fondazioni o enti morali, organi italiani diffusi all'estero, che hanno incassato ognuno tra i 6 milioni di euro e i 13 mila euro nel 2008 (Fonte dipartimento Editoria).
Il canto del cigno del sindacato dei giornalisti
L'FNSI lancia l'appello: prosegue la crisi del settore editoriale, in tutti i suoi segmenti, dalla carta stampata alle radiotelevisioni locali. Nel corso del 2011 sono stati presentati stati di crisi in tutte le maggiori aziende italiane. Nel 2012 la crisi investe il settore più debole dell’editoria: quello dei giornali costituiti in cooperativa di giornalisti, dei giornali organi di partito e dei giornali di idee editi da fondazioni o enti morali. Tutti questi giornali hanno un contributo dallo Stato previsto dalla “legge sull’editoria”. Ci sono stati ritardi nei pagamenti dei contributi e, comunque, nel quadro del ridimensionamento del bilancio dello Stato, i contributi saranno ridotti per quest’anno e per il biennio prossimo, fino a scomparire.