Nel 2022 le imprese pagheranno 36 miliardi in più solo di elettricità. Un incremento spaventoso che, sommato all’aumento del prezzo del gas, costringerà molte attività a chiudere gli impianti produttivi, almeno per un po’. Per prevenire un simile scenario il Governo, con il decreto bollette, cancella gli oneri di sistema e aiuta gli energivori. Aiuti tampone cui si aggiungeranno prossimamente misure strutturali contro il caro energia.
Caro bollette: l’energia rinnovabile potrebbe evitare altri shock energetici
A fare i conti di quanto pesante sarà il costo dell’energia nel 2022 è l’ufficio studi della Cgia.
Il rincaro bollette si farà sentire soprattutto al Nord: dei quasi 36 miliardi di aumento nazionale, il 61% (22 miliardi) interesserà le imprese settentrionali, in particolare quelle che si trovano in Lombardia (dove l'incremento del costo per l'energia elettrica sarà pari a 8,5 miliardi di euro rispetto al 2019), Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte.
La scure del rincaro delle bollette graverà soprattutto sui settori che consumano più energia elettrica - come metallurgia, commercio, servizi, alimentari, logistica e chimica - e peserà più sulle spalle delle piccole e medie imprese che delle grandi aziende: secondo gli ultimi dati Eurostat, sottolinea sempre Cgia, esse pagano già l’energia elettrica il 75,6% e il gas addirittura il 133,5% in più delle grandi.
Anche un’indagine Confcommercio-Nomisma ha stimato aumenti pesantissimi per il terziario: nel 2022 per le imprese del commercio, della ricettività e della ristorazione la spesa complessiva per gas ed elettricità passerà da 11,3 miliardi di euro del 2021 a 19,9 miliardi.
Il caro energia “è un’emergenza e un’urgenza. Un’emergenza perché è un costo insostenibile per un milione di imprese del terziario, le più colpite dalla pandemia. Un’urgenza perché occorre intervenire subito e in modo strutturale: dalla dipendenza estera, agli oneri di sistema, alla compensazione dell’aumento dei prezzi dei carburanti sui settori del trasporto e della logistica”, commenta il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.
Sostegni contro il caro bollette
Per scongiurare gli effetti potenzialmente devastanti dei rincari il Governo sarebbe pronto a correre ai ripari.
Durante il periodo natalizio il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha consegnato a Draghi un documento articolato in dieci misure per contenere il caro bollette. A misure strutturali, che dovrebbero servire a evitare nuovi rincari nel prossimo futuro, si aggiungono misure tampone, indispensabili per contenere gli effetti pesanti che l’aumento dei prezzi di gas e luce avranno sulle aziende, soprattutto quelle che consumano più energia, e sulle famiglie.
Non si tratta della prima misura anti caro-bollette: il governo ha stanziato finora 8,5 miliardi di euro per mitigare i rialzi: 1,2 miliardi a luglio, 3,5 miliardi a ottobre e 3,8 nella legge di bilancio, che ha previsto la possibilità di rateizzare le bollette senza interessi. Somme cui va aggiunto 1 miliardo per le famiglie in difficoltà.
Il Consiglio dei ministri di venerdì 21 gennaio mette mano alla questione rincari con misure ad hoc.
Il cosiddetto decreto bollette, approvato nell'ambito dei sostegni alle imprese - decreto legge n. 4 del 27 gennaio 2022 (testo in fondo) - dovrebbe attenuare nell'immediato gli effetti dei rincari.
Per il primo trimestre vengono cancellati gli oneri di sistema per le utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 Kw, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.
Alle imprese energivore che hanno subìto un incremento del costo per KWh superiore al 30% rispetto allo stesso periodo 2019 viene riconosciuto un credito di imposta, pari al 20% delle spese sostenute per l'energia per i primi tre mesi dell'anno.
Inoltre, dal 1° febbraio al 31 dicembre gli impianti rinnovabili incentivati con vecchi sistemi che registrano un extra profitto devono riversarne una parte al Gse tramite compensazione. Nel dettaglio il radar punta sugli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 20 kW che beneficiano di tariffe fisse derivanti dal meccanismo del Conto Energia, non dipendenti dai prezzi di mercato, nonché sull’energia elettrica prodotta da impianti idroelettrici, geotermoelettrici ed eolici che non accedono a meccanismi di incentivazione tariffaria per differenza. A questi è applicato un meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell’energia affidato al GSE, il Gestore dei Servizi Energetici.
10 miliardi contro il caro energia
Quella che esce da Palazzo Chigi il 21 gennaio è una misura travagliata, che serve soprattutto a tamponare gli effetti dei rincari per le imprese, ma pur sempre una misura tampone.
A questa si aggiungeranno misure strutturali che dovrebbero sostituire gli stanziamenti spot a ogni aumento trimestrale dei prezzi dell'energia ma che avranno bisogno di più tempo per essere varate. "Non credo che potremo tirare fuori soldi cash ogni trimestre per le bollette, come abbiamo fatto finora. Per il nostro paese, come per gli altri in Europa, è arrivato il momento di una strategia strutturale", ha dichiarato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in audizione alla Commissione Industria del Senato.
L'idea è prendere risorse da diversi strumenti, per un totale di 10 miliardi: 3 miliardi dalla cartolarizzazione degli oneri di sistema sulle bollette, 1,5 miliardi dalle aste Ets, altrettanti dalla riduzione degli incentivi sul fotovoltaico, da 1 a 2 miliardi dal taglio agli incentivi sull’idroelettrico, 1,5 dalla negoziazione a lungo termine delle rinnovabili.
Allo studio anche un aumento della produzione, che include una maggiore spinta sulle rinnovabili e un contributo di solidarietà da parte delle imprese che hanno tratto maggiori profitti dai rincari energetici, che potrebbe anche prendere la forma di un abbassamento strutturale del prezzo di vendita dell’energia ricavata da fonti rinnovabili.
Inoltre, il Governo “sta riflettendo su eventuali tagli dell’Iva sulle bollette”, ha detto Cingolani, e sull’utilizzo dell’extra-gettito delle accise dovuto all’aumento dei prezzi dei carburanti, 1,4 miliardi nel 2021.
Ma 10 miliardi potrebbero non bastare, come paventano i rappresentanti di industria, imprese e consumatori.
Intanto, nel pomeriggio di mercoledì 19 gennaio il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha convocato il tavolo con le imprese sul caro-energia. Presenti, tra gli altri, rappresentanti di Confindustria, Confindustria ceramica, Confindustria energia, Aicep, Federbeton, Assocarta, Assovetro, Assomet, Federacciai, Assofond, Federchimica, Federalimentare, Interconnector energy italia, Federlegno Arredo, Anima, Anfia, con al centro della discussione l'impatto dei costi dell'energia sul sistema produttivo.