Una coperta troppo corta: così il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa descrive la situazione del decreto rinnovabili. Un testo solo in parte rinnovato rispetto alla versione iniziale, e che andrà incontro a nuove modifiche, seppur minime.
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Con poche novità di rilievo, il decreto rinnovabili dovrebbe finalmente vedere la luce a metà ottobre. “Abbiamo preferito la velocità nell'esecuzione” al totale stravolgimento del testo iniziale del decreto che incentiva la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sottolinea il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa, ricordando che tale volontà rispecchia le richieste avanzate dagli stakeholder di muoversi in tempi brevi per far partire i bandi.
Ma “abbiamo davanti una coperta corta”, che richiede di massimizzare gli sforzi, dichiara nel corso di un incontro con le associazioni di categoria.
Al centro delle preoccupazioni degli stakeholder i contingenti di potenza, la neutralità tecnologica e l’obbligo di bonifica.
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Gli operatori concordano su un punto: innalzare i contingenti
E’ quasi un coro quello che si alza dalla sala degli arazzi del dicastero: a mettere d’accordo ambientalisti e rappresentanti del comparto industriale è la richiesta al Governo di innalzare i contingenti di potenza.
“Pur tenendo conto che stiamo parlando di un decreto che doveva uscire prima nel 2016, poi nel 2017, in modo di varare le prime iscrizioni a registro e le prime gare a inizio 2018, un ritardo di cui è responsabile il precedente Governo e che impone di limitare per quanto possibile le modifiche da apportarvi, occorre tenere presente che gli innalzamenti degli obiettivi al 2030, decisi a livello europeo, grazie anche al contributo del Governo Italiano, rende essenziale l’innalzamento dei contingenti fin qui previsti”, nota il Coordinamento FREE.
“Viceversa, la capacità complessiva prevista nell’attuale decreto (6.920 MW) è superiore a quella della bozza di decreto del vecchio governo soltanto per 595 MW: tenuto conto dei 700 MW aggiuntivi per l’amianto, l’insieme degli altri contingenti risulta addirittura ridotto. Poiché, per realizzare gli obiettivi 2021 – 2030 sarà necessaria una potenza aggiuntiva media annua di almeno 5,5 GW, l’incremento medio previsto dal decreto (2,3 GW/anno) è meno della metà, pertanto insufficiente a garantire un raccordo nel periodo oggetto del presente decreto. Si richiede pertanto di adeguare il valore del contatore previsto per il tetto di spesa agli obiettivi complessivi più avanzati”.
Voce cui si aggiunge quella di Elettricità Futura: i valori individuati sono “incompatibili con lo scenario di sviluppo necessario a traguardare i target sulle FER al 2030, rendendo critico lo sviluppo di alcune categorie di impianti, in contraddizione con l’obiettivo di una equilibrata differenziazione delle fonti di produzione”.
Neutralità tecnologica: bene in teoria, meno in pratica
Seppur condivisibile in linea di principio, l’evoluzione nel medio e lungo termine verso aste caratterizzate da neutralità tecnologica desta qualche dubbio fra gli operatori del settore.
“Condizione dirimente appare essere la verifica che gli investimenti nelle differenti tecnologie poste a gara presentino similari strutture di costo in modo che sia possibile lo sviluppo equilibrato di tutte le tecnologie FER e di un mix produttivo più equilibrato”, sottolinea Elettricità Futura.
Sarebbe quindi opportuno “prevedere, nel breve periodo, contingenti separati per singola tecnologia accompagnati nel medio periodo da contingenti allocati con aste tecnologicamente neutre (sulla falsariga di quanto avviene in altri paesi UE)”.
L’obbligo di bonifica: via il punto più contestato del nuovo decreto?
La nuova versione del decreto differisce di poco da quella emanata dal precedente Governo. Ma un punto che ha causato un certo imbarazzo all’interno dell’ala ambientalista del M5S è la possibilità di installare parchi fotovoltaici in terreni industriali senza obbligo di bonifiche.
“Non si può pensare di incentivare la realizzazione di impianti all’estero e nemmeno di ricoprire di pannelli siti inquinati con i soldi degli italiani che servono invece per muovere quell’economia realmente sostenibile che deve garantirci un’aria più pulita”, sottolinea Assoidroelettrica.
E su questo punto convergono gli operatori e gli ambientalisti intervenuti nel corso dell’incontro al MISE. Ma Crippa ha fatto intuire che l’obbligo di bonifica verrà introdotto. Si tratta di definire come: “Dobbiamo capire se vogliamo utilizzare o meno l’incentivo su suoli già bonificati” e, in questo caso, “capire i termini temporali per far sì che questo percorso non abbia un cortocircuito”.
Extra incentivo amianto: Governo pronto a migliorarlo
Una delle novità maggiori introdotte nella nuova formulazione del dm, la presenza di una premialità per chi sostituisce i tetti di amianto con pannelli solari fotovoltaici, da molti giudicata lodevole, sarà rivista e migliorata.
Per tali impianti, annuncia Crippa, il premio sarà esteso a tutta l’energia prodotta e non solo a quella immessa in rete, come inizialmente previsto dal decreto.