Prorogati al 15 giugno 2017 i termini per la presentazione delle domande 2017 della Politica Agricola Comune.
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La Commissione Ue ha autorizzato la proroga fino al 15 giugno 2017 del termine per la presentazione delle domande 2017 per l'accesso ai pagamenti della Politica Agricola Comune (PAC). In concomitanza con la decisione del Collegio dei commissari, la Corte dei Conti europea ha pubblicato una relazione sul ruolo degli organismi di certificazione in materia di spesa PAC.
Proroga domanda PAC 2017
La decisione della Commissione Ue di prorogare i termini per la presentazione delle domande PAC 2017 è avvenuta a seguito delle richieste presentate da alcuni Stati membri. I cambiamenti apportati ai sistemi amministrativi nazionali per la gestione delle domande hanno infatti limitato la possibilità degli agricoltori di presentare le proprie richieste in tempo.
La proroga dal 15 maggio al 15 giugno 2017 interessa sia le domande per i pagamenti diretti agli agricoltori che le richieste di finanziamento nell'ambito dei programmi nazionali per lo sviluppo rurale.
In Italia la modifica è stata formalizzata dal sottosegretario del Mipaaf, Giuseppe Castiglione, nel corso della Conferenza Stato-Regioni.
"La proroga che abbiamo ottenuto è un segnale positivo verso migliaia di aziende agricole che potranno così beneficiare degli strumenti della PAC, senza rischiare di perdere risorse. Abbiamo lavorato molto in questi mesi e ringrazio il commissario Phil Hogan di aver dato seguito concretamente agli impegni presi a Verona ad aprile", ha affermato il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina.
PAC, relazione su organismi di certificazione
La Corte dei Conti Ue ha analizzato il ruolo degli organismi di certificazione (OC) in materia di spesa PAC, valutando il nuovo quadro di riferimento - introdotto nel 2015 - che consente a tali organismi di formulare un parere sulla legittimità e sulla regolarità delle spese per le quali sono state presentate domande di rimborso alla Commissione Ue.
Secondo la Corte il nuovo quadro di riferimento rappresenta un passo in avanti verso un modello di audit unico. L’attività svolta dagli OC, infatti, è potenzialmente utile agli Stati membri per rafforzare i propri sistemi di controllo, ridurrne i costi e consentire alla Commissione Ue di ottenere ulteriori garanzie indipendenti sulla legittimità e regolarità della spesa.
Tuttavia, la Corte segnala che il modello di affidabilità della Commissione Ue resta ancora troppo incentrato sui risultati dei controlli degli Stati membri. Per l’esercizio finanziario 2015, il parere degli OC su legittimità e regolarità è stato solo uno dei fattori considerati da Bruxelles nel calcolare gli aggiustamenti degli errori indicati nelle statistiche di controllo dei Paesi Ue.
Inoltre, sono state individuate una serie di debolezze in merito alla conformità del nuovo quadro di riferimento ai regolamenti applicabili e ai principi di audit riconosciuti a livello internazionale.
Per quanto riguarda la procedura di valutazione dei rischi, la Corte ha osservato che la Commissione Ue ha richiesto agli OC di utilizzare la “matrice dei criteri di riconoscimento”, con il rischio di sopravvalutare il livello di affidabilità che l’OC può desumere dai sistemi di controllo interno degli organismi pagatori. In più la Corte ha riscontrato una serie di punti deboli anche in riferimento al metodo di campionamento delle operazioni applicato dagli OC e ai sistemi di controllo.
Per migliorare il nuovo quadro di riferimento la relazione propone quindi alcune raccomandazioni, che riguardano sia il modo in cui la Commissione Ue dovrebbe utilizzare i risultati degli OC sia la revisione delle linee direttrici adottate finora.
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