Ricerca - verso direttiva per attrarre cervelli in Ue

|Novità|18 novembre 2015

RicercaLe nuove norme mirano ad attrarre studenti e rircercatori negli atenei europei

A due anni dall’inizio del dibattito è stato raggiunto un primo, importante, accordo politico tra il Parlamento e il Consiglio sulle regole volte a facilitare e attrarre nelle università europee gli studenti e i ricercatori provenienti dai paesi terzi.

La direttiva fornisce inoltre chiarimenti per stagisti, volontari e lavoratori “alla pari”, con l’obiettivo di facilitare gli scambi culturali con i paesi extraeuropei. Queste norme devono essere approvate in via definitiva dal Parlamento e dal Consiglio. I paesi membri avranno quindi due anni di tempo per adeguarsi alla nuova direttiva.

L’obiettivo, spiega la relatrice del dossier, la svedese Cecilia Wikström (ALDE) è rafforzare la competitività degli atenei europei nell’arena globale, rendendoli più accessibili e appetibili per i talenti e i ricercatori altamente qualificati provenienti dai paesi terzi.

La nuova direttiva attualmente in discussione si basa su due direttive preesistenti: quella sugli studenti e quella relativa ai ricercatori.

Studenti e ricercatori avranno il diritto di restare in Ue nei 9 mesi successivi alla conseguimento della laurea o del dottorato di ricerca, per poter cercare un impiego o creare la propria impresa. Oggi, invece, sono i singoli paesi membri a stabilire la durata del periodo di soggiorno successivo al corso di studi.

Nondimeno, la circolazione tra paesi membri sarà più facile per studenti e ricercatori. A tal fine i “cervelli” potranno notificare al singolo paese ospitante il loro spostamento (finalizzato, ad esempio, ad uno scambio semestrale), senza dovere richiedere e attendere un altro visto. Per i ricercatori il periodo di soggiorno potrà essere superiore a quello attualmente previsto.

I ricercatori, inoltre, potranno portare le loro famiglie con sé. I membri dei loro nuclei familiari saranno autorizzati a lavorare in Europa durante il periodo di soggiorno.

Gli studenti saranno autorizzati lavorare almeno 15 ore a settimana durante gli studi, al fine di evitare il fenomeno sommerso.

Stagisti e volontari e, per la prima volta, lavoratori "alla pari" potranno beneficiare di condizioni omogenee per entrare in Europa, ma anche di una protezione rafforzata.

In questo modo l'Unione europea punta ad assicurarsi la presenza di cervelli extraeuropei che altrimenti opterebbero per mete più interessanti, come gli Stati Uniti d’America.

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Making the EU more attractive to foreign students and researchers