Il Governo Meloni cambia le regole per i lavoratori che vogliono tornare in Italia dall’estero, i cosiddetti impatriati, introducendo un nuovo regime agevolato con requisiti più rigidi e incentivi più bassi rispetto alla normativa vigente. Ecco come funzionerà il 'rientro dei cervelli' a partire dal prossimo anno.
Dal 2024 spariranno le attuali agevolazioni a favore dei lavoratori impatriati e debutterà un nuovo regime speciale per i lavoratori dipendenti o autonomi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia per un massimo di 5 anni.
A stabilire questa novità è il decreto legislativo Fiscalità internazionale, attuativo della riforma fiscale (legge delega n. 111-2023) e collegato alla nuova manovra finanziaria, approvato in via preliminare lo scorso 16 ottobre dal Consiglio dei Ministri.
Lavoratori impatriati: il regime agevolato per il rientro dei cervelli 2023
Il regime speciale per i lavoratori impatriati è stato introdotto dal decreto legislativo n. 147-2015, modificato in modo rilevante dal decreto Crescita (DL n. 34-2019) e successivamente esteso con la legge di Bilancio 2021.
Si tratta di un regime di tassazione agevolata temporaneo, riconosciuto ai lavoratori che trasferiscono la residenza fiscale nel nostro Paese. Questa misura è applicabile nel momento in cui sussistono due presupposti:
- il lavoratore non è stato residente in Italia nei 2 periodi d’imposta precedenti il trasferimento e si impegna a risiedervi per almeno 2 anni;
- l’attività lavorativa è svolta prevalentemente nel territorio italiano.
Per i contribuenti che si trovano in tali condizioni, nel periodo d’imposta in cui la residenza viene trasferita e nei successivi 4, il reddito di lavoro dipendente (o a esso assimilato) e di lavoro autonomo prodotto in Italia concorre alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 30% dell’ammontare ovvero al 10% se la residenza è presa in una delle regioni del Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia.