Arriva in Gazzetta ufficiale l'atteso decreto attuativo della legge di Bilancio 2019 con la nuova disciplina in materia di Piani di risparmio a lungo termine (PIR).
La manovra 2019 ha introdotto una serie di novità per i Piani individuali di risparmio di nuova costituzione, con l'obiettivo di sostenere maggiormente PMI e startup, finora destinatarie di una parte marginale degli investimenti.
I PIR sono Piani di risparmio i cui rendimenti beneficiano di un regime di esenzione fiscale a condizione che siano detenuti per almeno 5 anni e rispettino alcune condizioni, fra le quali che almeno il 70% del Piano sia investito in strumenti finanziari emessi da società italiane (o UE/SEE con stabile organizzazione in Italia) e che di questo 70% almeno il 30% sia investito in società non quotate sul FTSE MIB o indici equivalenti. Possono essere sottoscritti solo da persone fisiche residenti nel Paese e nel limite di 30mila euro annui e di 150mila euro totali.
Per i nuovi PIR la legge di Bilancio 2019 stabilisce che in ciascun anno solare di durata del Piano e per almeno i due terzi dell'anno stesso, all'interno della quota del 70% siano rispettati valori minimi di investimento in strumenti finanziari emessi da PMI e in quote o azioni di Fondi per il Venture capital.
Soddisfatta del decreto attuativo l'AIFI, l'Associazione italiana Private equity, Venture capital e Private debt, che ha visto accolte alcune indicazioni indirizzate al Governo. Per i Piani di risparmio costituiti a partire dal primo gennaio 2019 si prevede infatti, senza gradualità, che una quota pari al 3,5% dell’ammontare complessivo sia vincolata in quote o azioni di Fondi per il Venture capital o di Fondi di fondi per il Venture capital. Saranno i Fondi, come richiesto dall'Associazione, a compiere la verifica sulle PMI target al momento dell’investimento iniziale, assicurandosi che non abbiamo operato in alcun mercato oppure operato da meno di 7 anni.