Dopo il via libera di Senato e Camera, la legge n. 136-2023, conversione del decreto Asset, arriva in Gazzetta ufficiale. Al suo interno figurano anche due interventi volti a sostenere lo sviluppo del settore della microelettronica e dei semiconduttori in Italia: i fondi per il tax credit per ricerca e sviluppo e il potenziamento della partecipazione italiana al partenariato UE “Chips joint undertaking”.
La ratio delle misure per la filiera italiana dei semiconduttori era stata illustrata dallo stesso ministro per le imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, ad agosto, all’indomani del varo del decreto da parte di Palazzo Chigi. In quell’occasione, infatti, Urso aveva spiegato che il governo aveva deciso di anticipare “alcune misure urgenti che poi saranno definite più compiutamente nel Piano nazionale per la microelettronica, destinando a questo settore” un credito d’imposta maggiorato per ricerca e sviluppo nel settore dei semiconduttori “al fine di incentivare gli investimenti stranieri e nazionali in questo settore settore”.
Al tax credit ricerca e sviluppo (R&S) si aggiungono i fondi del Ministero dell’università e ricerca (MUR) per favorire la presenza della ricerca italiana all'interno del partenariato UE “Chips joint undertaking”.
In entrambi i casi, la maggior parte degli stanziamenti non derivano da nuove risorse, bensì dalla contestuale riduzione di Fondi varati negli anni scorsi e destinati sia alla microelettronica, sia (in maniera più generale) ad attività di trasferimento tecnologico tra mondo della ricerca e imprese.
Ecco dunque cosa prevede il decreto Asset (DL 104/2023) per la microelettronica, i chip e i semiconduttori.
Credito imposta ricerca e sviluppo microelettronica
La misura più importante del DL Asset per quanto concerne la microelettronica è, senza dubbio, lo stanziamento di 530 milioni di euro per sostenere investimenti in progetti di ricerca e sviluppo (R&S) relativi al settore dei semiconduttori.