La legge di conversione del decreto Milleproroghe 2023 ha messo mano al Fondo 394 di SIMEST, estendendo a tutto il 2023 le misure previste a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese colpite dagli effetti nefasti della guerra in Ucraina.
Alla luce dell’estensione al 31 dicembre 2023 del termine di validità del “Quadro temporaneo di crisi per misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia a seguito dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina” da parte di Bruxelles, la legge di conversione del decreto Milleproroghe (DL 198-2022) ha infatti adeguato i termini temporali di operatività della linea patrimonializzazione del Fondo 394-81, così come disciplinata dal DL 14-2022.
Stesso discorso anche per la misura prevista dal DL 50-2022 che ha fatto ricorso al Fondo SIMEST per aiutare le imprese esportatrici a fare fronte agli impatti negativi sulle esportazioni derivanti dalle difficoltà o dai rincari degli approvvigionamenti per colpa del conflitto in Ucraina.
A questi si aggiungono poi cambiamenti mirati sulle due misure, volti sostanzialmente ad ampliare la platea delle imprese beneficiarie.
Guerra Ucraina: la linea patrimonializzazione del Fondo 394
Per quanto concerne il primo aspetto, il Milleproroghe è intervenuto sulla misura prevista dall'articolo 5-ter del DL 14-2022 (il cd. Decreto Ucraina), convertito con modificazioni in Legge 28-2022, che ha varato interventi a sostegno delle imprese che esportano o hanno filiali o partecipate in Ucraina, nella Federazione russa e/o in Bielorussia, tirando in campo il Fondo 394 gestito da SIMEST e intervenendo su due fronti: quello relativo al contributo a fondo perduto e quello concernente il pagamento delle rate in scadenza nel 2022.
Da un lato, infatti, il DL 14-2022 ha stabilito che alle domande di finanziamento per il sostegno a operazioni di patrimonializzazione a valere sul Fondo 394-81, presentate da imprese che hanno realizzato (negli ultimi tre bilanci) un fatturato medio pari almeno al 20% del totale, derivante da operazioni di esportazione diretta verso l'Ucraina, la Russia e la Bielorussia, si applica una novità rispetto a quanto prima previsto.