Agricoltura e manifattura hanno bisogno di competenze per la trasformazione smart

|Studi e Opinioni|05 September 2022

Intelligent Manufacturing - Credit Foto di Gerd Altmann da PixabayE' quanto sostiene lo studio “Verso un New deal delle competenze in ambito agricolo e industriale”, realizzato da The European House Ambrosetti e Philip Morris Italia e presentato domenica al Forum di Cernobbio, sul ruolo degli investimenti in skills digitali, e non solo, per sbloccare i percorsi di Intelligent Manufacturing e Smart Agriculture in Italia.

Smart Farming: cosa serve per arrivare alle piccole imprese agricole?

Le nuove tecnologie innovative e la diffusione del digitale in tutti i comparti produttivi possono apportare numerosi benefici ad aziende e filiere in termini di efficienza e flessibilità produttiva, velocità di esecuzione e riduzione dei costi, integrazione dei processi e maggiore sostenibilità ambientale. Viceversa, il ritardo nella diffusione di queste tecnologie può minare la leadership italiana nel comparto industriale e nel settore agrifood, perchè gli “early adopters” tendono a spingere fuori mercato le aziende che non riescono ad adeguarsi al cambiamento.

Nel caso dell'agricoltura, la diffusione di tecnologie digitali è anche un elemento chiave per rendere il settore più resiliente nel contesto della crisi climatica e per ridurre le emissioni globali derivate dall'attività agricoltura e dall'uso del suolo.

La ricerca presentata al Forum di Cernobbio il 4 settembre affronta i problemi di produttività e competitività del manifatturiero e dell'agroalimentare italiano sviluppando dieci messaggi chiave e individuando nelle competenze, in particolare in ambito digitale ma non solo, il driver per sbloccare gli investimenti in Intelligent Manifacturing e Smart Agriculture e con essi la crescita del sistema paese.

In manifattura come in agricoltura, infatti, la centralità delle nuove tecnologie impone di ripensare anche i modelli organizzativi, riorientando attorno alle nuove necessità strumenti e persone e puntando sullo sviluppo di nuove competenze, che non riguardano solo le figure professionali deputate all’implementazione della tecnologia nel ciclo produttivo, ma interessano tutti i livelli dell'azienda e combinano hard e soft skills. Competenze su cui l'Italia risulta al momento carente, come testimoniato anche dal Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione europea, che ci posiziona al 24esimo posto su 27 paesi UE.

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