Secondo i vertici aziendali le nuove tecnologie digitali, e in particolare l'intelligenza artificiale, favoriranno una migliore qualità del lavoro e della vita dei lavoratori, ma gli operai non la pensano così. Lo rivela il terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.
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Sempre più spesso si parla dei vantaggi che le tecnologie 4.0 apporteranno ai processi produttivi in termini di rendimento economico, lasciando in secondo piano i cambiamenti nelle relazioni in azienda.
Il terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale prende in esame proprio questo secondo aspetto, portando alla luce le differenze tra il punto di vista degli imprenditori e dei lavoratori.
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Tecno-paura dei lavoratori vs tecno-entusiasmo dei manager
L’85% dei lavoratori è spaventato dagli effetti dell'introduzione delle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione in azienda. Nel dettaglio:
- per il 48,8% di operai ed esecutivi questa trasformazione distruggerà posti di lavoro (la quota scende al 35,7% tra dirigenti e direttivi, e al 40,8% tra gli impiegati);
- per il 42,9% degli operai ed esecutivi si dilateranno i tempi di lavoro anche oltre il normale orario di lavoro (la quota scende al 39,3% tra dirigenti e direttivi);
- per il 42,9% degli operai ed esecutivi non si lavorerà meglio e non migliorerà la qualità della vita in azienda (lo pensa solo il 21,4% di dirigenti e direttivi, e il 30,7% degli impiegati);
- per il 33,3% degli operai e degli esecutivi i lavori non saranno meno rischiosi e i lavoratori non saranno meno esposti al rischio di subire infortuni o danni nell’esercizio della propria attività (il dato scende al 25% tra dirigenti e direttivi, e al 27% tra gli impiegati).
Scendendo nella piramide aziendale le paure aumentano, con gli operai molto più convinti di vedere un peggioramento della qualità del proprio lavoro o di perderlo. Il 50,1% dei lavoratori ritiene che in futuro diminuiranno tutele, garanzie e protezioni, e il 58,3% pensa che guadagnerà meno.