La Corte dei conti UE denuncia una serie di questioni da risolvere nella gestione dei fondi europei del Connecting Europe Facility 2014-2020: tra procedure di selezione da migliorare e ritardi nei pagamenti, c’è il rischio che lo strumento non venga pienamente attuato.
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Radar puntato sull’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti (INEA), istituita nel 2013 al fine di attuare, per conto della Commissione europea, programmi a sostegno di infrastrutture e progetti di ricerca e innovazione nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni.
Nel 2014-2020, all’INEA è stata affidata la gestione di progetti per un valore totale di 33,6 miliardi di euro, la dotazione finanziaria più elevata gestita da un’agenzia esecutiva. E il Connecting Europe Facility 2014-2020 rappresenta oltre l’80% di tale importo.
Pur avendo svolto i compiti delegati secondo i termini del proprio mandato e avendo prodotto molti dei benefici attesi dalla sua istituzione, nota la Corte dei conti europea, l’INEA può decisamente migliorare la gestione di un programma così importante.
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La Corte ha riscontrato problematiche nelle procedure di selezione del CEF (altrimenti ben organizzate) che portano a una valutazione incoerente dei progetti, soprattutto in relazione ai criteri di selezione adottati e al punteggio assegnato alle valutazioni.
Inoltre, la Corte non ha rilevato alcun collegamento sistematico tra le raccomandazioni degli esperti esterni e l’elenco definitivo dei progetti selezionati dalla Commissione, né documentazione che chiarisse le ragioni per cui le valutazioni non erano state seguite. Come, ad esempio, nel caso di 14 progetti per i trasporti nell’ambito dello strumento (del valore di circa 0,7 miliardi di euro) che gli esperti esterni avevano raccomandato di non finanziare.
Il rischio è che il Connecting Europe Facility non venga pienamente attuato.