PON Imprese - rimodulati i fondi UE per la banda ultralarga

|Novità|27 settembre 2018

Piano banda ultralargaIl Governo conferma la rimodulazione delle risorse del PON Imprese 2014-2020 per evitare il disimpegno automatico dei fondi europei destinati alla banda ultralarga.

Banda ultralarga: si punta agli investimenti nelle aree bianche

Da 233 a 56 milioni di euro, quanto basta a coprire gli impegni per la banda ultralarga nelle aree bianche. Il Ministero dello Sviluppo economico conferma la rimodulazione delle risorse del Programma Operativo Nazionale Imprese e Competitività 2014-2020, ma smentisce le voci di stampa secondo cui ci sarebbe la volontà di tagliare i fondi per la strategia BUL (Banda Ultra Larga).

La Conferenza delle Regioni, intanto, indirizza al Governo una serie di richieste per migliorare l'attuazione della strategia nelle aree bianche e grigie.

La rimodulazione del PON Imprese

La rimodulazione finanziaria dell’Asse II del PON Imprese relativamente all’implementazione del piano banda ultralarga, precisa il MISE, è stata decisa al solo fine di non perdere 177 milioni di euro di finanziamenti europei, a causa dei ritardi accumulati negli ultimi anni nell’avvio dei lavori di posa della fibra.

Per salvaguardare i fondi UE a rischio, il Ministero dello Sviluppo economico ha proposto alla Commissione europea una rimodulazione dell’intervento, spostando le risorse sull’Asse III del Programma, relativo alle piccole e medie imprese, che comprende anche interventi per la digitalizzazione delle PMI e che presenta un fabbisogno finanziario superiore all’Asse II in relazione a interventi già attivati.

L'obiettivo è garantire il pieno utilizzo dei fondi europei, in coerenza con le tempistiche di attuazione e di spesa previste dai regolamenti comunitari, assicura il MISE. Non vi è, pertanto, alcun taglio di fondi per la strategia BUL, che è una priorità del Ministero, conclude la nota.

Banda ultralarga - 100 milioni per servizi di nuova generazione

La posizione delle Regioni sul piano BUL

Intanto, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome arrivano richiami e preoccupazioni circa l’attuazione del piano nazionale banda ultralarga.

Per quanto riguarda la prima fase, cioè l'intervento sulle aree bianche del Paese, la richiesta è di perfezionare il processo di comunicazione sullo stato di avanzamento dei lavori BUL sul territorio, così da garantire alle Regioni un livello di dettaglio e di comprensione utile a mantenere informati, e quindi collaborativi, i Comuni, oltre che ad aggiornare i cittadini e le imprese che spesso chiedono di risposte circa le tempistiche per la disponibilità dei servizi.

La Conferenza denuncia poi il disallineamento tra i piani approvati nelle convenzioni MISE-Regioni e le coperture previste in fase di progettazione da parte di Open Fiber.

Le informazioni condivise da Infratel e MISE con le Regioni nel primo semestre 2017 in fase di definizione delle convenzioni si basavano infatti su una necessità di copertura delle aree bianche che era determinata dalla consultazione effettuata da Infratel con tutti gli operatori Tlc nel 2015 e che faceva riferimento alle Unità Immobiliari (UI). Di recente, invece, le Regioni hanno appreso che, su indicazione della stazione appaltante, Open Fiber sta progettando la copertura puntuale sulla base dei numeri civici in linea con la consultazione successiva svolta da Infratel nel 2017. Una modifica che ha un impatto sostanziale sulla copertura prevista, con diversi Comuni passati, per una parte rilevante dei propri territori, da aree bianche ad aree grigie o nere.

Da qui la richiesta di chiarezza sul reale impatto in termini di minore copertura rispetto a quanto previsto nelle convenzioni e sugli eventuali strumenti che possono essere adottati per garantire l'accesso alla banda ultralarga nelle aree che non risultano più in ambito di intervento pubblico.

Vi è poi il tema degli anticipi previsti dalle convenzioni con il MISE, che alcune Regioni stanno pensando di utilizzare anche al fine di rendicontare la spesa sul 2018 per i fondi europei FESR e FEASR. Le Regioni vorrebbero infatti poterli considerare nell’ambito del raggiungimento dei target di performance sul 2018, considerato che tramite la sola rendicontazione a SAL avrebbero difficoltà a raggiungere tali obiettivi. Per questo, però, bisogna accelerare l'approvazione delle linee guida sulla rendicontazione condivise con le Regioni dall'Agenzia per la Coesione e dal MISE, che prevedono la possibilità di anticipo del 40%.

Quanto alla seconda fase del piano banda ultralarga, quella degli interventi sulle aree grigie e degli incentivi alla domanda, le Regioni chiedono chiarimenti sulle tempistiche di attivazione e sulla stima dei fabbisogni per le aree grigie, in modo da verificare la capienza dei risparmi di gara realizzati.

Le economie frutto dei bandi di gara relativi della fase I del piano BUL, chiedono inoltre le regioni, dovrebbero essere rimanere sui territori di riferimento e favorire la definizione di progetti che vadano nella direzione di incentivare la domanda di banda ultralarga, a partire dai voucher per la digitalizzazione.

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