"Nonostante le risorse finanziarie impiegate, i risultati delle iniziative di politica per la coesione intraprese nel passato quindicennio sono stati inferiori alle attese". A dirlo, nel corso di un convegno organizzato a Napoli, è il vicedirettore generale della Banca d'Italia Fabio Panetta. Le misure di incentivazione alle imprese del Mezzogiorno "hanno avuto effetti modesti": in particolare, prosegue Panetta, "il confronto dell'attività d'investimento delle imprese agevolate con quelle che, pur avendo richiesto aiuti pubblici, non sono state finanziate suggerisce che gli incentivi indurrebbero soprattutto effetti di sostituzione intertemporale nelle decisioni d'investimento".
Se la crisi colpisce l'intero paese - basti pensare che rispetto al 2007 il prodotto interno è sceso di 7 punti percentuali e il numero di occupati di 600mila unità - nel Mezzogiorno si verificano condizioni particolari: i ritardi delle regioni meridionali, ha sottolineato il vicedirettore di Bankitalia, ''riguardano sia i servizi in cui le responsabilità della regolamentazione e dell’organizzazione sono affidate prevalentemente al governo nazionale, sia quelli in cui è maggiore il decentramento a livello locale''.
A pesare, anche l'inadeguatezza di beni pubblici essenziali, come giustizia, istruzione, sanità, nonostante in molti casi la spesa pubblica pro capite non sia inferiore a quella del Centro Nord. E, ovviamente, ''diffusi fenomeni di corruzione e una estesa influenza delle attività criminali''.
Una situazione analizzata nel corso del convegno 'L’industria italiana e meridionale negli anni della crisi', organizzata all'università Federico II di Napoli, e cui sono intervenuti anche Giuseppe Boccuzzi, direttore della sede partenopea della Banca d’Italia, Matteo Bugamelli, del servizio studi di Struttura economica e finanziaria di via Nazionale e il vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno Alessandro Laterza.