Piano Juncker - mobilitati 43 miliardi, potenziare piattaforme nazionali

|Novità|14 dicembre 2015

Il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen fa il punto sul plafond a fine 2015

 Jyrki Katainen

Circa 43 miliardi di euro già mobilitati finora. E’ questa la stima che il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen fa sull’impatto avuto dal Piano Juncker in questi primi mesi di attività. L’obiettivo di impegnare oltre 300 miliardi, fissato all’inizio, sembra allora raggiungibile. Alcune cose, però, andranno corrette nel 2016, a partire dalla comunicazione, che dovrà essere più pervasiva e raggiungere molti soggetti che finora non sono stati coinvolti. Sarà importante anche l’impegno dei paesi membri, che dovranno costituire piattaforme nazionali per aggregare i progetti di piccolo taglio. Un impegno del genere, in Italia, sarà appannaggio della Cassa depositi e prestiti.

Partenza rapida

“Il piano di investimenti - ha detto Katainen - è partito sorprendentemente bene, stando alla situazione attuale. Abbiamo più di trenta grandi progetti che hanno ottenuto un finanziamento dell’Efsi, utilizzando poco più di 5 miliardi delle sue garanzie. Questo ci fa sperare che siano stati mobilitati 23 miliardi di euro in termini di impatto sull’economia reale”.

I numeri delle PMI

Numeri alti anche sul fronte delle piccole e medie imprese. “La finestra aperta per le PMI ha già portato 66 accordi con intermediari bancari. Questi, tutti insieme, significano circa 1,5 miliardi di euro in termini di garanzie, che porteranno un impatto di circa 20 miliardi di euro e daranno supporto a 71mila piccole e medie imprese. Per questo, complessivamente abbiamo già mobilitato circa 43 miliardi di euro”. Una situazione che fa pensare all’obiettivo di oltre 300 miliardi di euro, indicato all’inizio dalla Commissione, come raggiungibile.

Gli aspetti da migliorare

Alcune cose da migliorare, però, ci sono soprattutto sul fronte della comunicazione con gli investitori privati. “Dobbiamo usare gli esempi di progetti che sono stati finanziati dal fondo e sfruttarli per mostrare ciò che può essere fatto con questo plafond. Spesso - sottolinea Katainen - ci capita di avere a che fare con fondi di investimento privati che non sanno cos’è l’Efsi. E molti leader locali sentono parlare del Fondo per la prima volta durante le nostre campagne di promozione. C’è molto da fare nel corso del prossimo anno su questo fronte”.

Le piattaforme locali

Andranno anche costituite delle piattaforme di investimento a livello locale. Ad esempio, in alcuni Stati del Sud ci potrebbe essere domanda di investimenti in infrastrutture turistiche di taglia relativamente piccola. “Senza dubbio, è possibile che le banche possano non avere la capacità di finanziare questo tipo di progetti. In questi casi l’Efsi potrà intervenire nel caso in cui ci sia una piattaforma che raggruppi questi investimenti di piccolo taglio”.

Il portale per gli investimenti

Un altro impegno nel corso del prossimo anno sarà mettere in piedi un portale dedicato agli investimenti, “per mostrare tutti i progetti disponibili on line, in modo che il settore privato possa scegliere a quali dare il suo contributo”.

Un’attenzione specifica, poi, andrà dedicata all’obiettivo di canalizzare i contributi di paesi terzi al Fondo. “La Cina, ad esempio, è interessata ma ci hanno contattato anche alcuni paesi del Golfo”. Il gigante asiatico rientrerà sicuramente nel piano e potrebbe contribuire con cifre comprese tra i 5 e i 10 miliardi di euro totali.

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Author: European Parliament / photo on flickr