Intanto il Parlamento Ue ha approvato le nomine per il fondo Efsi. Ora manca solo il visto della Bei
Nomine completate. Il Parlamento europeo ha ufficialmente dato il suo via libera al direttore e al vicedirettore del fondo Efsi, il pacchetto da 21 miliardi di garanzie alla base del piano Juncker: saranno l’austriaco Wilhelm Molterer (direttore), ex vicepresidente Bei, e la bulgara Iliyana Tsanova, ex direttore Berd. Sfumano, così, le possibilità dell’italiano Alessandro Carano. L’attivazione del nuovo plafond, allora, è ormai solo questione di ore. E già si fanno stime sugli impieghi che potrà movimentare entro la fine dell’anno. La Banca europea per gli investimenti, in una prima proiezione, ha parlato di 47 miliardi di euro.
Il quadro del piano Juncker
Il piano Juncker - va ricordato - punta a sbloccare complessivamente investimenti per 315 miliardi di euro: portando a garanzia risorse per 21 miliardi di euro (16 dal bilancio Ue e 5 da risorse Bei), porterà un effetto leva di 15 volte, che dovrebbe generare questo effetto. Queste risorse, provenienti sia dal pubblico che dal privato, dovrebbero essere movimentate entro la fine del 2017. Così, per centrare questi obiettivi così ambiziosi, la Bei, che sta gestendo la partita insieme alla Commissione europea, ha già fissato dei primi paletti da raggiungere entro la fine dell’anno.
Traguardo da 47 miliardi
Il traguardo di fine 2015 è di movimentare il 15 per cento degli investimenti totali, quindi una cifra vicina ai 50 miliardi di euro, per l’esattezza 47. Anche se, sul punto, pesa la nomina dei vertici del Fondo Efsi: le poltrone di direttore e vicedirettore generale, che avranno il compito di gestire il piano dal punto di vista operativo, sono state riempite con il voto del Parlamento solo da poche ore. Comunque, nonostante questo passaggio formale sia stato completato solo adesso, per Werner Hoyer, presidente Bei, la struttura è già piuttosto avanti con il suo lavoro.
Sotto l'ombrello della Bei
Dal punto di vista pratico, per adesso la Banca europea sta iscrivendo gli investimenti selezionati sul proprio bilancio. Appena l’Efsi sarà pronto a muoversi, sarà possibile girare le risorse sotto l’ombrello del piano Juncker. Stando alle indicazioni che arrivano da Bruxelles, a questo punto pare una questione di giorni.
I contributi dei paesi membri
Le risorse a disposizione dei nuovi vertici, a conti fatti, sono già parecchie. I paesi Ue si sono già mossi con una discreta generosità, anche se non hanno, in base alle regole del piano, garanzie di ricevere un ritorno proporzionale al proprio investimento. Il primo contributo in assoluto è arrivato a febbraio dalla Germania, che ha messo sul piatto 8 miliardi di euro. L’hanno seguita, con cifre simili, Francia, Italia e Polonia. La Spagna ha investito 1,5 miliardi, la Slovacchia 400 milioni, la Bulgaria 100 milioni e il Lussemburgo 80. Anche la Gran Bretagna ha dimostrato di credere nell’iniziativa, mettendo sul piatto risorse per 6 miliardi di sterline, circa 8,5 miliardi di euro.
Nomine in chiusura a breve
Perché sia possibile arrivare alla piena operatività, dovranno entrare in carica l’austriaco Wilhelm Molterer (direttore), ex vicepresidente Bei, e la bulgara Iliyana Tsanova (vicedirettore), ex direttore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Il Parlamento li ha appena votati, cancellando la candidatura dell’italiano Alessandro Carano e seguendo le indicazioni di Commissione e Banca europea per gli investimenti. Adesso manca solo il via libera formale del presidente Bei, “atteso a breve”.
Link
Piano Juncker - accordo per investimenti Cina in Ue
Piano Juncker - Banda larga, Fondo di garanzia per gli investimenti privati